Io non li merito i miei occhi perché non riesco più guardare.
Io non li merito i miei occhi perché non posso più vedere.
Non li so usare e li spreco per sognare,
senza riuscire a notare, ciò che il mondo mi vuole offrire.
Che ne ho fatto di questo dono
se non ne percepisco nemmeno il suo piccolo suono?
Con la vista io vedevo, sentivo e percepivo capivo e valutavo.
Adesso sono confuso per quel che ho osservato;
non riesco a percepirne più nemmeno il significato.
Da giovani non esistono varianti e confusioni.
Ciò che noti, non ha altre definizioni.
Ma da grandi e da vecchi ogni cosa cambia accezione
e diventa, ve l’assicuro, una grande confusione.
Spesso si vuole guardare
ciò che gli occhi non riescono a trovare.
Invano chiedono, implorano,
supplicano e perfino sembra tendere la mano.
Tutto invece resta distante.
Piano piano scompare e va lontano inesorabilmente.
Il rosso, il blu e il viola stranamente divertano giallo
E acquistano la forma del corallo,
mentre il bianco si trasforma in amaranto quello del dolore e del lamento.
Ogni immagine prima veduta nel suo posto
viene, con la delusione, rapita, all’improvviso, da un terribile mostro.
Questa strana arpia li dipinge poi confusamente
e strapazza i colori con rabbia stranamente.
Altera pure le tinte, e i contorni
t’accorgi che sono cambiati pure i colori dei tuoi felici giorni.
I miei occhi hanno chiesto invano amore da chi il bene m’aspettavo,
invece hanno scorto ciò che era meglio non vedevo.
Solitudine e amarezza è stato il mio compenso.
Quei colori della vita oramai, non hanno più il vero senso.
Alla fine che importa se i colori della mia vista si sono con il tempo impasticciati?
Anche se non sono così come li ho adesso ricordati,
vanno bene lo stesso! Vado avanti guardando ciò che oramai di buono mi rimane.
Voto: | su 0 votanti |
Nessun commento è presente