più amabilmente il carnevale.
Getta sulle strade e su viali
coriandoli di mandorlo in fiore.
La Valle dei Templi si veste festosa di bianco,
e lei, Girgenti, superba sposa matura,
attende con ansia il l’amato,
rigando il suo viso di pianto
Dalla “Concordia” si affaccia sul mare,
maestosa indugia ansiosa, col suo forte battito del cuore.
Aspetta da millenni.
E da millenni arrivano da tutte le parti per onorarla.
Cantano e danzano popoli e genti
ma lei non ride e rimane titubante.
Guarda lontano la sposa
nell’attesa che arrivi il suo giovane amante.
Festeggiano dal Tempio di “Giunone”, di “Giove”
e quello che fu l’altare “d’Ercole”.
Ma passato febbraio, lei triste si spoglia del bianco.
Ritorna ad aspettare.
Attende nell’anno che viene qualcuno che spunti dal mare.
Giunge la notte e riaccende le luci Agrigento.
Illumina la Valle per asciugare il suo volto di pianto.
Poi paziente, composta e altera riposa.
Ripiega sul suo bianco seno
le gemme dei Templi come splendide gioie,
in ricordo di quel felice giorno,
lasciate da chi non farà mai più ritorno.
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