quella mattina, il Padreterno:
era incavolato, ed il suo sguardo
non prometteva niente di paterno
per via delle beghe di un testardo
fra i tanti che fanno malgoverno
nel vasto continente sardo:
indi, sbircia la lista sul quaderno.
Ciò fatto, guizza via dal lettino
e stropiccia gli occhi con le ditta
bagnate con l'acqua del catino:
l'economia è il sale della vita
perciò teneva l'acqua nel camino
sin dalla sera prima, ben gestita
fino a quell'ora del mattino
e fu una cosa assai gradita.
Il mezzo bagno non l'ha certo rilassato
lesto chiude il cancello e il volo spicca
librandosi veloce, come un falco braccato
e affronta l'universo, palesando fatica:
d'incanto non è più tanto svogliato
e ritorna vivace, in men che non si dica.
Ora, il nostro Dio paziente e buono
scende, vertiginosamente in picchiata
superando la velocità del suono
e rischia molto grosso il buon pirata
attraversando il buco dell'ozono:
arriccia forte il naso all'aria sciata
e pensa che l'uomo, non merita condono
giacché vuole del mondo la disfatta.
Ancor più sotto scende
e tra le nuvole bianche
non visto da nessuno, si distende
per riposar le membra stanche
ma purtroppo qualcuno lo sorprende:
son le guardie del corpo e finanche
l'arcangelo, che giammai si arrende
e si avvicina, con roteare d'anche.
“Gabriele”! dice Dio Onnipotente
“non pedinarmi troppo da vicino
sennò ti ritiro la patente
di protettore del divino”:
“richiama la squadra qui presente
e lasciami goder questo mattino”:
“se dovessi aver bisogno urgente
ti rintraccio col mio telefonino”.
(segue)
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