Una volta premuto Play, cominciai a spogliarmi della camicia bianca e dei pantaloni grigi, mi disfai della cravatta anch'essa grigia e mi immersi nella vasca ormai piena di acqua calda. Una volta dentro cominciai a provare una sensazione di benessere puro che portò il sottoscritto a eliminare anche il più piccolo residuo di frustrazione e stress derivante dal traffico cittadino e dalla mia prima lezione, noiosa, boriosa e poco stimolante. Ricordavo il professore di disegno molto più attento e dedito a mostrare sempre quella volontà e quella passione che serve per attirare la copiosa quantità di studenti che ogni giorno frequenta quel corso. Quel giorno si era annoiato perfino lui.
Contemplando la bella atmosfera creata dal calore dell'acqua e da quella bellissima musica jazz americana e la fluida e limpida voce del grande Frank, ne approfittai per continuare il mio ragionamento con me stesso sul caso del giornalista ucciso, ma cercando di individuare le differenze fra questo e i delitti tremendi di colei che era diventata per me, una grande ossessione: la Donna in Nero.
Il giornalista Paolo Meloni era un giornalista conosciuto a livello locale per casi di cronaca nera che avvenivano nel capoluogo lombardo e provincia ma ciò che lo aveva reso famoso ( e forse la vera Donna In Nero ne era al corrente) era stato un articolo, ritenuto una bufala, che accusava l'azienda White Corporation di essere una copertura e di aver legami con la massoneria. Di norma l'azienda di mio nonno non avrebbe dovuto curarsi di un articolo etichettato come favola, invenzione o se vogliamo utilizzare un termine preciso "calunnia", tuttavia esso provocò un così grande scalpore che la sua influenza spinse l'autore a cancellarlo e ad abiurare il tutto, il che mi era parso strano dal momento che la stampa aveva definito quel documento una sciocchezza. L'articolo era stato scritto quattro mesi prima, inoltre in un'intervista in diretta il giornalista aveva chiarito che avrebbe presto rivelato qualcosa riguardante la White Corporation e le ragioni che l'avevano spinto ad accusarla. Dopo che l'articolo fu cancellato non parlò mai più di questo argomento.
Non avevo approfondito bene l'argomento, ma preferii tenerlo in sospeso anche se, dentro di me, pensai - Devo essere davvero pazzo per fare una cosa del genere! -
Quanto era bella quella situazione: una bella vasca con acqua calda, un sigaro in bocca e una bella musica; fu tutto così bello che per un'po smisi di pensare a quel fatto e tentai di gustarmi a pieno quel momento.
Quando mi fui davvero rilassato da tralasciare ogni minima distrazione, sotto le note di New York, New York, chiusi gli occhi per riposarmi nella vasca e sentire quella magnifica sensazione sul mio corpo.
Ma subito dopo mezz'ora da quando avevo chiuso gli occhi, la mia quiete venne interrotta da un suono, aprii gli occhi, svegliandomi di scatto, rendendomi conto della presenza di un rumore ,anzi tre, che mi parvero essere dei colpi alla porta, come se, dall'altra parte, qualcuno stesse bussando insistentemente.
Con scatto felino, uscii dalla vasca e, non avendo tempo per rivestirmi, mi coprii con l'accappatoio e indossai le ciabatte e mi asciugai i lunghi capelli con un asciugamano. Dopodiché, con molta fretta mi precipitai alla porta e chiesi - Chi è? -
- Alan, sono Pinuccio, posso entrare?
- Pino, che sorpresa. Entra pure. -
Aprii la porta e, sulla soglia, mi apparve una conoscenza a me familiare: il Brigadier Giuseppe Nanni, detto Pino ( o Pinuccio), aiutante e collaboratore del Commissario Spadavecchia.
Lo feci accomodare, dandogli il benvenuto, anche perché non lo vedevo da un'po di tempo, credo fossero passati tre mesi dall'ultima volta che lo vidi. Era un uomo maturo che poteva avere al massimo una quarantina di anni, di origini pugliesi, baresi per essere precisi, alto più o meno sul metro e settanta con una voglia di fragola sulla schiena e un naso leggermente storto sulla destra. Lavorava nell'Arma dei Carabinieri, ed era uno dei più fidi del Commissario, il Maresciallo Araldo Spadavecchia.
Lo conobbi due anni prima quando lo aiutai a risolvere un caso di omicidio avvenuto a Firenze, quando lui era ancora vice brigadiere e svolgeva il servizio lì. Ve ne racconterò in seguito di questo fatto, ma vi posso dire che da quel momento egli si interessò particolarmente ai miei modi e al mio intuito con cui cercavo di risolvere ogni emigma, tanto che per due volte consigliò ai suoi superiori di inserirmi in altri due casi, uno dei quali un furto, l'altro un mistero irrisolto da anni, molto più inquietante del primo. Si era fatto una buona opinione di me, chissà cosa cercava adesso.
- Perdonami se mi sono presentato a casa tua senza preavviso te, Alan, disturbavo? -
- No, Pino, non ti preoccupare. Mi stavo solo rilassando con un po di musica in bagno. -
Dissi quest'ultima frase, celando la mia seccatura per la mia quiete interrotta. Almeno però non avevo finito il mio sigaro e dunque perché interrompere un rituale ormai quotidiano?
- Vuoi fumare? - chiesi io, sollevando dalla scrivania, la mia scatola nera in legno con dentro i sigari.
- Grazie! -
Il brigadiere scelse un Cohiba, altro sigaro cubano costoso, molto più forte rispetto al Montecristo e poi prese l'accendino, premette per far emergere la fiammella e, tirando con la bocca, cominciò ad assaporare ad espellere il tabacco in vertiginosi anelli di fumo che, con una certa armonia, volteggiarono per la stanza. Dopo aver fatto defluire l'acqua della vasca, essermi rivestito e risistemato i capelli, mi sedetti di fronte a lui.
- Ti dispiace se metto un po di musica di Frank Sinatra? È il mio preferito. -
- Fai con comodo, non mi dispiace assolutamente, anche se preferisco cantanti come gli Smith!-
Era un grande fan degli Smith e dei Police, ma come potevano queste due band rock battere un divo come Frank Sinatra? Anche perché non c'è paragone, son due stili completamente divergenti. Portai lo stereo e mi risedetti.
- Allora, cosa devo il piacere della tua visita, Pino? -
- Sono venuto da te perché ho bisogno di un tuo parere riguardante il caso che è appena uscito sui giornali: quello della morte del giornalista Paolo Meloni. Il maresciallo Spadavecchia crede che, in merito alla versione dei giornalisti sul caso, vi siano moltissime falle e mi ha incaricato di verificare meglio le prove che abbiamo e mi ha dato carta bianca sul cercarne altre o testimonianze. -
- Ottima scelta, Pinuccio. Per quanto mi riguarda, il maresciallo è stato arguto e furbo sull'iniziare le indagini e, voglio che tu lo sappia, credo che faccia la scelta più giusta ad affidare a te questo compito, per quanto ne so non conosco miglior uomo di te per aiutarlo.
- Mi lusinghi, Alan. Ma il problema è più grande di quanto io possa immaginare. Immagino tu abbia sentito del caso di omicidio che è accaduto ieri notte a danno di quel banchiere, Kostantine Weber. Per quanto il caso sia di competenza della provincia di Monza e Brianza, ci è stata chiesta una collaborazione dal momento che i suoi affari si sarebbero dovuti svolgere a Milano. Ebbene alcuni dei nostri ufficiali pensano, stupidamente, che ci possa essere un collegamento fra questi due omicidi e la Donna In Nero. -
Io, anche se sapevo già cosa dire, gli chiesi - E come fanno a saperlo? -
- Beh, devo dirti che molti dei nostri sono divisi, fra cui anche il maresciallo Spadavecchia. In un certo senso, alcuni pensano che la Donna in Nero possa aver ucciso entrambi, ma ritengo sia impossibile dal momento che il banchiere e il giornalista controverso non avessero legami, non si conoscevano ma pensano che potrebbe essere una tesi attendibile dal momento che tra il primo e il secondo omicidio sono passate diverse ore, più o meno cinque, quindi la criminale avrebbe avuto tutto quanto il tempo per riorganizzarsi e uccidere ancora ( il primo, quello del banchiere, era avvenuto alle 2.00, mentre quello del giornalista alle 21.30). Altri pensano che non ci siano prove per confermare che entrambi sono vittime della Donna in Nero viste le dinamiche e i modi con cui sono stati attuati i delitti. Insomma vi sono differenze abissali, ma il problema è capire quale delle effettivamente sia opera della criminale. -
- E tu cosa ne pensi, Pinuccio? - gli chiesi, curioso ma anche per metterlo alla prova.
- Io credo che vi siano troppe discrepanze per collegare i due casi, quindi uno dei casi non ha nulla a che vedere con lei, ma il problema è qual'è? -
Io sorrisi, sarei stato ingiusto se avessi osato dir subito quale fosse stata la mia impressione. Benché ormai Pino fosse mio amico, non volli allargarmi e rivelargli completamente la soluzione, era in grado di poter ragionare da solo, gli serviva solo una spintarella, un piccolo aiuto dalla quale far emergere qualcosa.
- Permettimi Pino, di raccontarti una storiella se mi permetti. -
- Alan, ti prego. Sto parlando di una cosa seria. Come puoi pensare alle storielle in un momento che questo? - mi chiese dubbioso.
- Capirai in fretta. Dunque, c'erano una volta due scrittori con un sogno in comune: fare carriera.
Un giorno, il primo, avendo avuto una grandissima idea che avrebbe potuto sviluppare e produrre su carta, decise di scrivere una storia che, dopo poco tempo ebbe molto successo e vendette molto, ma vi era una particolarità: l'autore utilizzava uno pseudonimo e scriveva le sue storie su un sito web, anche se i suoi appunti erano scritti su carta, e sul suo sito non appariva la sua foto bensì un immagine qualsiasi come suo profilo.
Il secondo, molto meno esperto e con poca fortuna, invidioso del primo, scrisse un libro suo ma si firmò con lo pseudonimo dell'altro e ci mise anche la faccia a una conferenza, un'intervista insomma. Quando tutti lo vennero a sapere, lo andarono ad ascoltare naturalmente, ma un poliziotto molto astuto e furbo che conosceva bene lo stile del primo e le sue abitudini sul sito web, si presentò all'intervista e, davanti a tutti denunciò il truffatore evidenziando le pecche: la diversità dello stile, la grammatica non sempre corretta, la trama sviluppata in modo mediocre, e peggio ancora il fatto che si era fatto un autogol mostrandosi in pubblico, cosa che il primo non avrebbe mai fatto, e gli fece intendere che se avesse voluto essere più credibile avrebbe dovuto almeno tentare di imitarlo e non metterci soltanto la firma e la faccia, cosa che il primo non avrebbe mai fatto. Il truffatore fu denunciato e fu umiliato davanti a tutti che si complimentarono con l'agente che l'aveva smascherato. -
Pinuccio mi guardò molto perplesso e, con molta attenzione, cominciò a paragonare la vicenda della storia con la vicenda, anzi le vicende che erano appena accadute e, dopo aver "tradotto", o attuato la parafrasi della storia, tentò di rielaborla su secondo cosa avesse intuito - Da quello che mi hai detto, probabilmente mi stai facendo capire che c'è qualcuno che si è "preso il merito" di uno degli omicidi della Donna In Nero. Giusto? -
- Esattamente, e poi? -
- E poi cosa? -
- Hai detto bene, qualcuno che si è preso il merito, qualcuno che la sta imitando...ma male. -
- Bene, questo l'abbiamo capito. Ma ancora non rispondi alla mia domanda, quale dei due? -
- Per rispondere a questa domanda rispondi a quest'altra domanda. Come ha fatto il poliziotto della storia a smascherare il truffatore? Ricordati ciò che ti ho detto. -
- Perché già sapeva che lui usava uno pseudonimo e che non metteva mai la faccia? Conosceva la sua scrittura e il suo stile? -
- Dunque? -
- Perché...-
Io la feci semplice - Perché sapeva tutto su di lui, perché conosceva le sue abitudini da scrittore. E cosa bisogna fare dunque per capire quale omicidio è opera della Donna In Nero e quale no? -
Pinuccio capii - Studiare la Donna In Nero? -
- Esatto. L'errore vostro è stato soffermarvi solo con questi due omicidi, pensa bene. Il miglior modo per capire e comprendere questo caso è andare molto più indietro. Studiare la Donna In Nero vuol dire anche rivedere il catalogo di sangue, le indagini passate per arrivare alla risposta, cosa che, a quanto pare, tanti non fanno e si limitano a considerare solo i nuovi delitti. Per farti un esempio più semplice, uno studente che sa che verrà interrogato non studia soltanto i nuovi argomenti, ma anche il capitolo di studio precedente e i gli argomenti precedenti perché sa che i quesiti che i suoi insegnanti gli porranno potranno riguardare anche quelli. È chiaro adesso? -
- Si, molto chiaro. -
- Molto bene, per quanto riguarda ne riparleremo quando saprai abbastanza sui delitti precedenti. Se ti dicessi adesso la soluzione non sarei corretto. Perché mai rovinare tutto per non godere dell'attesa del mistero, Pinuccio? Lo scopriremo insieme approfondendo il tutto dal vivo. Ah già, io non posso presentarmi sulla scena del delitto, è illegale per chi non è coinvolto. -
Pinuccio mi mise una mano sulla spalla e mi disse - Non ti preoccupare, ho parlato di te al commissario Spadavecchia, e mi ha autorizzato a portarti lì in caso di necessità, mi prenderò anche le mie responsabilità. Potrai venire con me e partecipare alle indagini. -
Mi alzai in piedi e, dopo aver espirato dalla bocca il tabacco sotto forma di fumo e aver spento ciò che restava del sigaro, dissi - Bene, allora andiamo. Inizia l'indagine!
Stavolta, per spostarmi, non dovetti usare la mia bicicletta dal momento che il brigadiere era venuto in macchina. Salii sulla volante dei Carabinieri e ci dirigemmo verso il luogo del delitto, a pochi passi da Piazzale Loreto.
Mentre ero in macchina, cercai di riflettere su quale potesse essere effettivamente il motivo di odio, insomma il movente, che spingeva questa efferata criminale che stavo studiando da un anno che aveva messo in allarme l'Europa.
Come avevo detto lei aveva un carattere infantile, perché?
Il suo motivo, il movente, di tutte quelle stragi era uno solo, complicato ma anche illogico: la vendetta.
Nei suoi delitti vi era il sadismo, la frustrazione, la rabbia, l'odio e il rancore che uniti al sentimento di una vendetta tanto agognata, desiderata, incisa nella mente di questa criminale aveva creato, fatto evolvere, fatto temete, consolidato il mito della Donna in Nero. La vendetta era il suo motivo di esistenza, il suo capriccio e, come un bambino che quando vede un giocattolo che gli piace fa di tutto e non si toglie dla testa quel giocattolo finché non l'avesse avuto, così era la Donna in Nero: fin quando non avesse trovato il punto chiave, l'oggetto desiderato o la persona desiderata per farci quello che voleva, lei avrebbe tenuto il pensiero della vendetta impresso nella sua mente.
Lei era consumata dall'odio che non lasciava in lei nemmeno un briciolo di umanità e comprensione. La vendetta è infantile, "Non sono io che sono sbagliata, siete voi sbagliati! Non sono io la cattiva, voi siete i cattivi! Non sono io che sbaglio, voi sbagliate!", questo poteva pensare.
Almeno così la pensavo io, solo un bambino avrebbe l'idea assurda di vendicarsi di un torto subito, o di tenerselo dentro quando potrebbe riscattarsi utilizzando la logica, è tipico dei bambini. Vendetta portava ad accrescere se stessa, violenza accumula altra violenza, e dopo averla usata ne vuoi ancora di più, così come il mio vizio per i sigari. Così pensavo io.
(Mi scuso in anticipo, ma non potendo sforare i caratteri non ho potuto pubblicare il capitolo per intero).
Voto: | su 1 votanti |
Non capisco in cosa ti stia confondendo.
Terzo, la vendetta è un'ipotesi e poi si può anche intuire dai capitoli precedenti ( Ti consiglio di rileggere)
Quarto: in cosa non avrei riletto bene
Quinto: che vuoi dire a singhiozzo? Non è colpa mia se non posso pubblicare quanti capitoli voglio? Questo non è un racconto ma qualcosa che dovrebbe essere un libro
Sesto: Non c'è ancora alcun movente, nulla è certo, dov'è sto movente?
Non capisco in cosa ti stia confondendo.
Terzo, la vendetta è un'ipotesi e poi si può anche intuire dai capitoli precedenti ( Ti consiglio di rileggere)
Quarto: in cosa non avrei riletto bene
Quinto: che vuoi dire a singhiozzo? Non è colpa mia se non posso pubblicare quanti capitoli voglio? Questo non è un racconto ma qualcosa che dovrebbe essere un libro
Sesto: Non c'è ancora alcun movente, nulla è certo, dov'è sto movente?
Peccato per l’interruzione del capitolo. E’ snervante leggere a singhiozzo, non so di quanti capitoli si compone la tua opera ma questa pubblicazione a rate non la valorizza. Forse dovresti creare un ebook come ho fatto io e distribuirlo gratuitamente. E’ molto semplice da fare (te lo dice uno che è molto pigro e non avvezzo alla tecnologia). Cerca streetlib sul motore di ricerca e segui le istruzioni del sito. La copertina la crei con Publisher ed il gioco è fatto. Ciao!