Ah..., sono qui avvolto in questa crisalide di pupa, sono un bellissimo bruco dai peletti arancio lunghi, sono tutto verde, gommoso e mi muovo a strascico. Sono avvolto in questo bozzolo ormai indurito nell’ansa cavernosa di una grande corteccia di una sequoia gigante. Siamo in tanti credo, ognuno nel suo antro, e spiffera un dolce vento dell’ovest, è mattina, la luce filtra fra le fronde a cristalli leggeri di tepore primaverile, dovremmo essere tutti pronti, le nostre umide ali sono diventate grandi, cominciano a premere il bozzolo, ci siamo quasi, ne tiro fuori la destra e poi la sinistra. Le mie antenne filtrano l’aria. Che sensazione inebriante gocce di vento che trasportano profumatissimi nettari confusi, milioni di sapori, mi girano gli occhi. Avanzo ancora con le mie prime due paia di zampe anteriori, il mio bozzolo comincia ad essere storia passata, ma mi mancherà, così candido asciutto e sicuro, come un lenzuolo secco e vecchio lo lascio, mi libro in aria mi stendo, ed inizia il mio volo tra spifferi e barlumi di luce in questa frondosa foresta di sequoie giganti. Ci sono anche gli altri ! Che sorpresa, siamo un pò degli apprendisti equilibristi, stiamo un pò tutti cercando di trovare il nostro baricentro, ognuno a suo modo, “Guarda là, quello ha dato una capocciata su un tronco”; sono una farfalla, dai colori splendidi “modestamente”, i miei riflessi verdi brillanti si avvolgono sui quattro occhiolini neri ed azzurri, sembra che abbia otto occhi, le mie scintillanti ali ricordano la forma di due foglioline romboidali e si muovono così con tanta leggerezza, che sono di un entusiasmo che non stancherò mai di batterle. E’ così dolce fluttuarsi in questo scorcio dove le chiome degli alberi sembrano dilatarsi verso questo praticello vallegiante, e quanti fiori, quanti colori che spuntano dall’erba , volteggiano, sembrano chiamarci ci staranno invitando in un balletto in aria. Ci poggiamo allegri sulle loro corolle, è morbido ondeggia al mio lievissimo peso, profuma dei suoi petali rotondi viola lilla e m’immergo e mi allungo con la mia proboscide nell’inebriante profumo del suo poroso nettare giallo, che sensazione magnifica, ha un sapore dolcissimo e agro insieme, ne voglio assaggiare un altro. Il sole sembra levarsi molto ancora in cielo e lo seguono anche tanti striddii di uccelli che ci sfrecciano vicino e sopra, ci vogliono prendere in volo nel loro becco, dovremmo stare attenti in volo aperto, ci posiamo immobili con le ali serrate, ci adagiamo sugli steli, mimetizzandoci con il verde del prato. Sono su un nuovo fiore rosa, mi crogiolo al tepore del caldo che mi invita a succhiare ancora questo nuovo nettare più leggero e sottile dell’altro, quando in mia vicinanza osservo uno splendido esemplare come me più piccolo e grazioso, sembra voglia farmi sapere che è la ad assistere la sua bellezza, volteggiando di grazia qua e là volendo catturare placidamente la mia presenza, e mi propongo di eleganza. Balliamo in aria siamo felici sorridiamo danzando, lei è bellissima e molto graziosa misurata di pacata dolcezza, non accorgendoci di sporci su delle rocce arse dove giaciamo e con un intento serioso ci uniamo a lungo, un compito fruttuoso la nostra allegra conoscenza. Ci allontaniamo insieme, siamo di nuovo tra i lunghi steli dei fiori volteggiando insieme agli altri, e con il pomeriggio inoltrato ci immergiamo nelle fronde ombrose della vegetazione, arrivando a riposarci su in alto dei rami, tra processioni di formiche intente e scrupolose a compiere i loro doveri, e lei posizionandosi in una meditata riflessione, depone le porzioni del nostro passaggio e della nostra conoscenza, una dose non smisurata di uova piccolissime e bianche nel dentro di un foro scavato tra la corteccia dell’albero, al riparo con foglioline verdi. Le nostre antenne si detergono ci lisciamo ci sfioriamo torniamo a volare, fluttuiamo insieme percorrendo brevi cadute libere. Guardiamo il cielo sembra voltare la sua luce, più blu più placida, il sole anche ha cambiato la sua luce adesso è rosea e tende ad allentare la sua potenza, anche noi sembriamo esausti, ci sentiamo stanchi felicemente assonnati abbiamo sonno tanto sonno, abbiamo bisogno di riposare. Che strana sensazione di gaia stanchezza, ci poggiamo sui tronchi delle grandi sequoie dove siamo nati, guardiamo la luce tramontare, chissà se domani sarà l’alba di un nuovo giorno.
Opera scritta il 12/06/2019 - 17:42
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