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Allo Château Mignotteaux

Oggi, 14 febbraio, giorno di San Valerio, emh, San Valentino, mi è venuta la brillante idea di portare Francesca, la mia fidanzata, a cena fuori allo Châteaux Mignotteaux, considerato il miglior ristorante francese di Genova. Il bello è che in un primo momento quel "Mignotteaux" trovato su Google, mi aveva fatto pensare a un puttanaio.
A ogni modo, sui piatti francesi i pareri risultano discordanti, quel che è certo è che la cucina transalpina si discosta da quella alpina. Proviamo, dai.
Nonostante le difficoltà di beccare un parcheggio a Porto Antico, giungiamo davanti al locale in perfetto orario, cioè alle 21:00 precise.
Ad accoglierci, un cameriere vestito di nero e dal gilet in tessuto laminato color oro che, gesticolando come un karateka, inizia a parlare in francese. In italiano, no, eh? Mi accontenterei persino del ligure stretto. Da segnalare che di "cugino" non ha un kaiser dacché ha un aspetto orientale. Col mento ci indirizza verso un tavolo libero. Umh, è questo il famoso galateo d'oltralpe? Pardon, il tizio ricomincia ad articolare parole in baguettaro con i suoi purquà, sivuplè, assiet…
E ci assettiamo! Il serveur si allontana e se ne avvicina un altro. Stavolta si tratta di un caucasico e, forse forse, è un franco originale. È alto, magro, bruno, dalla pelle chiara, sguardo da duro e dal completo in blu. Manco fosse un gendarme, assume la posizione di attenti, tenendo il menù sotto il braccio.
«Maresciallo!» esclamo eseguendo uno scherzoso saluto militare. Nel frattempo, Francesca, sogghignando, mi sgancia un colpetto con il piede alla gamba.
Il "milite," a differenza del precedente collega, non parla e si limita unicamente a consegnarci il menù. Merd, è stilato in francioso!
Si potrebbe usare internet per orientarci sulla scelta, ma, ahimè, non è possibile. Francesca ha dimenticato il cellulare in macchina, mentre quello del sottoscritto ha la batteria completamente scarica. E ora che si fa? Visto che l'asiatico si esprime in gallico e la "sentinella" è muta come un escargot, non ci rimane che cavarcela da soli. Leggendo e rileggendo ci accorgiamo che in uno dei primi c'è scritto 'Pastas And Furious' con l’aggiunta del lemma CONSEILLÉ a caratteri cubitali facilmente traducibile. Roba da pazzi: titolare un piatto françois in inglese “maccheronico." Optiamo per quello che sembra essere un qualcosa di non sofisticato. Urca, venticinque euro a porzione! Speriamo che sia abbondante.
Chiamo il simpatico Bruce Lee dalla Francia con furore e indico con il dito sul menù. Senza attendere più del dovuto arrivano le nostre ordinazioni assieme a due calici di vino rosso Bordellò, o Bordó o che cavolo ne so, e una bottiglia di acqua Perrier, la più gasata del mondo.
Ci vengono dati anche dei panini bianchi, due piattini di insalata e un vassoietto di mini formaggi molli di forma triangolare tant'e vero che li associo a quei formaggini con i quali spesso da piccino picció facevo merenda spalmandoli sulle fette di pancarré.
Cosa vedono i nostri occhi? Quattro tortiglioni marroni avvolti in foglie di basilico, tre pomodorini Pachino tagliati in due, e un piccolo patè, il tutto servito in due piatti grandissimi come Piazza Navona. Ma allora non è una baggianata che nei ristoranti francesi elargiscono porzioni microscopiche, spacciandole per chic.
Mangiamo, anzi, assaggiamo. Francesca mi accarezza il polso e tale gesto equivale a un'iniezione di conforto. Che dolce il mio tesoro! Ah, il dolce, meglio passare direttamente all'ultima portata.
Mi viene in mente il film 'Bianca' per via di una frase cult del regista e attore Nanni Moretti: «Continuiamo così, facciamoci del male.»
Riprendiamo quel dannato menù. Toh, tra i vari dessert vi è raffigurata una Torre Eiffel di mousse di fragole con delle arachidi ricoperte di cioccolato. 
«Secondo me, l'immagine è zoomata, stai sicura che ci serviranno un pasticcino per ciascuno» ironizzo.
La mia fidanzata sorride. Niente, lasciamo perdere. Chiedo il conto al “piantone” che ce lo fa pervenire quasi immediatamente. 
Minchia! Settanta euro più cinque euro di mancia, giusto per non fare il pezzente, settantacinque gocce del mio sangue, settantacinque in contanti e con tanti saluti perché qui non ci ritorneremo neanche gratis. A sorpresa, il cameriere ha il dono della parola, difatti ci ringrazia in italiano, abbozzando un inchino.
«Dietro l'angolo, in Via del Campo, c'è La terra dei cachi, una pizzeria/trattoria dai prezzi modici, gestita da un caro amico milanese dove si mangia fino a scoppiare» ci informa, intuendo la nostra delusione. 
Ebbene, è proprio lì che si va, un locale come Benedetta Parodi comanda. Appena usciti dallo Châteaux Mignotteaux, la mia amata mi abbraccia.
«Amore» mi sussurra. «Hai speso troppo, torniamo a casa.»
«Uomo affamato, uomo assecondato! Abbiamo fatto settantacinque, facciamo cento!» insisto. 
«Sì, però spendere altri soldi per...»
«Sai qual è il problema? Che discutiamo su una cosa di cui ho già deciso» dico interrompendola e dandole un bacio sulle labbra. Lei ride complice, quindi o se famo du spaghi (due per modo di dire) oppure due belle pizze.
Ci incamminiamo mano nella mano e nel brevissimo tragitto fischietto 'La terra dei cachi,' una celebre canzone del gruppo musicale Elio e le Storie Tese, e per di più mi diverto a riadattare alcune note: «Una pizza in compagnia, una pizza e non solo, un totale di due pizze, col dessert et voilà.»



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Opera scritta il 15/07/2020 - 14:20
Da Giuseppe Scilipoti
Letta n.969 volte.
Voto:
su 12 votanti


Commenti


Ciao Mary! Porca mignotta, anzi... porca mignotteaux che bei commenti.
Praticamente tieni testa a questo racconto, sicuramente uno degli humour che più humour non si può, mai scritti.

Mi permetto di coniugare 'Château Mignotteaux' sia in riguardo lo stile che il contenuto con una moltitudine di tuoi racconti, soprattutto con 'La pizza' che avevi pubblicato nel 2018.
Certamente in pizzeria, non ti fanno pizze microscopiche e a livello di skey, in due te la cavi con meno di quaranta euro, dolce compreso, a differenza del ristorante francese che alla fine rimani con la fame oltre che di... merd.
À la prochaine!!!

Giuseppe Scilipoti 07/12/2023 - 22:40

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È San Valentino, e da 75 a 100 non cambia molto, solo il menù più sostanzioso e senza francesi chiedi in siciliano due pizze e vedrai che ti faranno una bella pizza verace! così si fa bravo

Mary L 07/12/2023 - 14:13

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tra camerieri francesi, piatti minuscoli a prova Masterchef, pasta and furius, credo sarete stati voi molto infurius tra mance e prezzi giganti da Torre Eiffel
Meglio cantare move your body in inglese originale e muovere il proprio body verso una pizzeria, che minuscoli paste e formaggini pappe plasmon
Altro che pensare male delle mignottaux, un locale molto inclusivo di skey che ridere

Mary L 07/12/2023 - 14:11

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Grazie Mirella e grazie Moreno.
Ho scritto il racconto di getto, non è uno di quei testi di quelli che "bollivano in pentola" da tempo.
Quanto avete letto è un testo effervescente quanto uno champagne oppure come il Brioschi. Facciamo come quest'ultimo alla fin fine il componimento non è particolarmente "raffinato" come potrebbe essere un vino o uno champagne francese. E poi mi mantengo umile.
Ad ogni modo, nel pomeriggio pubblicherò un nuovo testo, sempre ambientato in un ristorante.

Giuseppe Scilipoti 20/07/2020 - 13:19

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Mooolto divertente e avvincente. A dire il vero, questo "restaurant" mi ha incuriosito, se esistesse, un Bruce Lee lo sfiderei.

Moreno Maurutto 20/07/2020 - 10:17

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GIUSEPPE...La Nouvelle Cuisine significa spendere più di 100 euro a testa e di avere ancora fame. L'arte della buona cucina include oltre al gusto soddisfazione, non per niente a tutti gli stranieri piace la nostra cucina. Bel racconto.

mirella narducci 19/07/2020 - 16:17

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Ciao Giulia Rebecca, il tuo è un commento da: piatto ricco mi ci ficco e che si rivolge poi ad un "contorno" che a quanto lasci intuire preferisci lasciar lì. Che parallelismo. Insomma, tu più che da forchetta preferisci impugnare il coltello.
Ti ringrazio per il tuo commento, la cucina francese lasciamola ai francesi. Qui spaghetti, pizza e qualsivoglia a go go!!!

Giuseppe Scilipoti 19/07/2020 - 11:23

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Impregnato di ironia cosmica di fronte al boom della cucina francese suggestiva ma di poca sostanza come quegli autori che si gonfiano dietro testi solo in apparenza catalizzanti e invece celano decadenza.
Ciao Giuseppe

GiuliaRebecca Parma 18/07/2020 - 17:06

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... durante la scelta dell'immagine estrapolata da internet, mi ha ulteriormente ispirato non per "allungare" il "brodo" ma per rendere più "sostanzioso" il componimento.
Sapete, il genere umoristico assieme a quello autobiografico (che spesso li faccio confluire assieme) sono i miei "piatti forti".
Un abbraccione e... w la cucina italiana!!!!!!!!!!!!!!!!


Giuseppe Scilipoti 18/07/2020 - 15:31

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Grazie Barbara, Santa, Teresa, Maria Luisa, Afrodite e Giacomo vi ringrazio per i vostri graditissimi commenti.
Il testo nasce per caso in quanto io e la mia fidanzata avevamo "intavolato" un discorso riguardo i ristoranti francesi e la cucina francese. È proprio vero: le idee nate per caso sono sempre le migliori oltre che più divertenti. Lo scritto l'ho scritto (scusa il gioco di parole) di getto, sembra quasi che ci sia stato per davvero. Da segnalare che...
(segue disamina)

Giuseppe Scilipoti 18/07/2020 - 15:29

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Fantastico...divertente, anzi esilarante. tocchi di classe ironici ai danni della cucina transalpina con finale lieto e italico. Piaciuto molto. ciaociao.

Giacomo C. Collins 18/07/2020 - 13:35

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Sicuramente un San Valentino da non dimenticare.
Il titolo è già tutto un programma ed è perfettamente in linea con lo snodarsi della vicenda, come sempre all'insegna del divertimento e dell'ironia

Afrodite T 16/07/2020 - 22:43

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Applausi Giuseppe, ho letto questo racconto con grande interesse attraverso il tuo tipico e inconfondibile ironizzare. Mi sono divertita molto. Bravo, bravo!

Maria Luisa Bandiera 16/07/2020 - 14:54

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Bella ironia, palpabile in tutto il tuo divertente racconto ❤️❤️❤️

Teresa Peluso 16/07/2020 - 02:17

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Ti auguro di non perdere ,mai questo spirito di con cui affronti la vita, sia dal punto di vista personale che come scrittore. Lode, lode, lode. Un caro saluto. Ciao.

santa scardino 15/07/2020 - 21:49

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Queste sono quelle tipiche avventure che per quanto negative, hanno il vantaggio di ricordarsele per tutta la vita.Il racconto rispecchia il tuo stile accattivante ed ironico.Adoro le tue associazioni verbali e lo spirito con cui affronti queste situazioni.Io ho vissuto questa stessa esperienza al matrimonio di mio fratello sulle colline torinesi.Un menù tutto francese con mio padre accanto che era abituato alle tradizioni napoletane.Il giorno dopo se ne andò in trattoria.....

santa scardino 15/07/2020 - 21:47

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Bello e divertente...letto tutto d'un fiato!! Giusto... meglio concludere in pizzeria!Bravo Giuesppe

barbara tascone 15/07/2020 - 17:10

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