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Dar voce e parola
a un'indicibile fragilità,
tentar di plasmare a fatica
con l'ultima stilla di forza
un marmoreo destino
sordo alle grida.
La tua splendida effigie
più non brilla come un tempo.
Quando la luce, calda,
nutriva un cuore giovane
quando la brezza, dolce,
risuonava d'un fresco canto
quando la vita era sempre
una festa giocosa.
Fermate l'onda deforme
che tutto travolge:
i miei remi non planano più.
Travolto da flutti tiranni
cerco porti sicuri nel vento,
microcosmi protetti
nelle tempeste dell'anima
nei gelidi inverni del cuore,
nei rami secchi
d'un pruno selvatico.
E quando la via si dissolve lontano,
quando le torce danzano
fragili al vento,
quando la voce deraglia
impaurita,
cerco una grotta
che m'offra riparo,
un nido sicuro
tra Numi avversi.
Come l'immagine
si dissolve nel placido fiume
quando una pietra lacera la pace,
come atroci i dardi
colpiscono al cuore
quando scivoli
cieco e pesante,
così l'anima mia si spegne
bramando sussurri rassicuranti.
Ritorno nella polvere
per contemplar me stesso,
baciato dal sole.
Giunge allora maestosa
al morir del giorno
la catarsi anelata,
leggera e dolce
nello schiuder
il mio parto maturo.



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Opera scritta il 28/10/2020 - 14:56
Da Filippo MMFS
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