Le cinque del mattino.
Il pollaio freme, sua maestà si appresta ad uscire. Il sole già all'orizzonte, rallenta la sua corsa, il gallo è in ritardo! Ma eccolo uscire, con tutta la sua orgogliosa baldanza. Lisciando le piume, lentamente si avvicina al trespolo, il suo palco. Sale svolazzando goffamente e comincia la sua melodia, sempre la stessa. È il segnale e il sole riprende il suo cammino. Dopo svariati chicchiricchí e altrettanti gargarismi, scende e si avvia compiaciuto verso il letamaio, infinita dispensa vermaiola. Razzola, ruspa, becca e ruspa di nuovo e trova un foglietto semiavvolto come pergamena.
Curioso lo guarda, una mappa forse, un tesoro?
Tra frecce , asterischi e punti cardinali, nota una lista di nomi ma non gli importa tanto. Quello che importa è la mappa e comincia la sua ricerca.
Cammina, cammina, il pollaio è grande ma non così tanto e incontra una gallina. <Buongiorno gallo, dove stai andando? >
< Ciao, ho trovato una mappa, forse un tesoro e lo sto cercando.> E la gallina < vengo anch'io? > Ecco cos'era quella lista, pensò il gallo. < Aspetta che guardo se ci sei. > E legge < Gallo Gastaldo, Gallina Gastaldina, si ci sei puoi venire anche tu.>
Continuano così la ricerca e razzolando in compagnia, incontrano una oca. <Buongiono gallo dove veto? >
< Ciao cara, a gò catà 'na mappa e serco el tesoro. >
E l'oca subito, < Ca vegna anca mì. >
< Speta che vardo se te ghe sì. > E legge, < Gallo Gastaldo, Gaina Gastaldina, Oca Badessa, sì te ghe sì, vieni. >
Così l'allegro trio continua la ricerca del tesoro e passando vicino a una pozza d'acqua, incontrano una anatra. < Buongiorno Gallo, dove sito drio 'ndare? >
E lui, < A gò catá 'sta mappa e serco el tesoro. >
E l'anatra curiosa, < Posso vegnere anca mì? > Il gallo allora legge.
< Gallo Gastaldo, Gaina Gastaldina, Oca Badessa, Anara Contessa, a te ghe sì proprio, dai vieni. >
L'ormai numeroso gruppetto, passa così vicino alla casa del contadino, dove tranquillo sonnecchia il cane che svegliatosi < Ciao gallo dove veto co' tutta chea compagnia? > E il gallo < Eh caro mio, a go catá na mappa e penso che ghe sia on tesoro, sconto da qualche parte. Cossì eo serco. >
Il cane, non in catena < Vorìa quasi vegnere anca mì. >
Il gallo ci pensa un po' e dice, < Speta che vardo se te ghe sì e legge, Gallo Gastaldo, Gaina Gastaldina, Oca Badessa, Anara Contessa, Can Magnapan, sì te ghe sì anca tì, vieni. >
E così cantando, razzolando e abbaiando, continua la ricerca. Un gatto acquattato in vigile attesa, vede la compagnia e dice, < Ehilà gallo, dove xe che te vé? >
E il gallo < Varda, a' semo drio sercare on tesoro, parché gò catá na mappa.>
Il gatto, quasi controvoglia, < Cossa dito, ca vegna anca mì? >
E il gallo, < Va ben dai, ma speta che vardo se te ghe sì. > E come al solito legge sul foglietto, < Gallo Gastaldo, Gaina Gastaldina, Oca Badessa, Anara Contessa, Can Magnapan, Gatto Malfatto, ma seto che te ghe sì anca tì, dai vieni vieni. > Una volpe, fuori dal recinto, ha seguito tutto con interesse e al passaggio dell'allegra compagnia, in ordinata fila indiana, si avvicina allo steccato e comincia, < Oh caro gallo, quanta bea compagnia, dove xe che 'ndè de beo co cossì tanta voja? > Il gallo,sicuro dietro lo steccato, risponde tranquillo alla volpe < Cara mia, a' ghemo catá na mappa de on tesoro e tutti insieme semo drio a' sercarlo.> La volpe , gia pregustando, < Vegno anca mì? >
Il gallo < Speta che vardo se te ghe sì, Gallo Gastaldo, Gaina Gastaldina, Oca Badessa, Anara Contessa, Can Magnapan, Gatto Malfatto, cara volpe, no te cato! >
Finisce qui, è solo una favoletta, quella citata nella poesia -A mio padre-.
La raccontava a noi bambini (figli e nipoti), davanti al fuoco, nelle sere d'inverno. Sempre la stessa, ma vi assicuro che il nostro sorriso aumentava sempre di più e non vedevamo l'ora che arrivasse quel -cara volpe no te cato- per dirlo insieme a lui. Era il nostro Smartphone, la nostra Playstation e non riesco a dimenticarla. Diceva che già la raccontava suo nonno a suo padre e così via. Io da parte mia l'ho raccontata a mio figlio. Lui, forse non la racconterà a nessuno. Andrà persa, dimenticata ed è per questo che la racconto a voi.
Spero vi sia piaciuta.
Il pollaio freme, sua maestà si appresta ad uscire. Il sole già all'orizzonte, rallenta la sua corsa, il gallo è in ritardo! Ma eccolo uscire, con tutta la sua orgogliosa baldanza. Lisciando le piume, lentamente si avvicina al trespolo, il suo palco. Sale svolazzando goffamente e comincia la sua melodia, sempre la stessa. È il segnale e il sole riprende il suo cammino. Dopo svariati chicchiricchí e altrettanti gargarismi, scende e si avvia compiaciuto verso il letamaio, infinita dispensa vermaiola. Razzola, ruspa, becca e ruspa di nuovo e trova un foglietto semiavvolto come pergamena.
Curioso lo guarda, una mappa forse, un tesoro?
Tra frecce , asterischi e punti cardinali, nota una lista di nomi ma non gli importa tanto. Quello che importa è la mappa e comincia la sua ricerca.
Cammina, cammina, il pollaio è grande ma non così tanto e incontra una gallina. <Buongiorno gallo, dove stai andando? >
< Ciao, ho trovato una mappa, forse un tesoro e lo sto cercando.> E la gallina < vengo anch'io? > Ecco cos'era quella lista, pensò il gallo. < Aspetta che guardo se ci sei. > E legge < Gallo Gastaldo, Gallina Gastaldina, si ci sei puoi venire anche tu.>
Continuano così la ricerca e razzolando in compagnia, incontrano una oca. <Buongiono gallo dove veto? >
< Ciao cara, a gò catà 'na mappa e serco el tesoro. >
E l'oca subito, < Ca vegna anca mì. >
< Speta che vardo se te ghe sì. > E legge, < Gallo Gastaldo, Gaina Gastaldina, Oca Badessa, sì te ghe sì, vieni. >
Così l'allegro trio continua la ricerca del tesoro e passando vicino a una pozza d'acqua, incontrano una anatra. < Buongiorno Gallo, dove sito drio 'ndare? >
E lui, < A gò catá 'sta mappa e serco el tesoro. >
E l'anatra curiosa, < Posso vegnere anca mì? > Il gallo allora legge.
< Gallo Gastaldo, Gaina Gastaldina, Oca Badessa, Anara Contessa, a te ghe sì proprio, dai vieni. >
L'ormai numeroso gruppetto, passa così vicino alla casa del contadino, dove tranquillo sonnecchia il cane che svegliatosi < Ciao gallo dove veto co' tutta chea compagnia? > E il gallo < Eh caro mio, a go catá na mappa e penso che ghe sia on tesoro, sconto da qualche parte. Cossì eo serco. >
Il cane, non in catena < Vorìa quasi vegnere anca mì. >
Il gallo ci pensa un po' e dice, < Speta che vardo se te ghe sì e legge, Gallo Gastaldo, Gaina Gastaldina, Oca Badessa, Anara Contessa, Can Magnapan, sì te ghe sì anca tì, vieni. >
E così cantando, razzolando e abbaiando, continua la ricerca. Un gatto acquattato in vigile attesa, vede la compagnia e dice, < Ehilà gallo, dove xe che te vé? >
E il gallo < Varda, a' semo drio sercare on tesoro, parché gò catá na mappa.>
Il gatto, quasi controvoglia, < Cossa dito, ca vegna anca mì? >
E il gallo, < Va ben dai, ma speta che vardo se te ghe sì. > E come al solito legge sul foglietto, < Gallo Gastaldo, Gaina Gastaldina, Oca Badessa, Anara Contessa, Can Magnapan, Gatto Malfatto, ma seto che te ghe sì anca tì, dai vieni vieni. > Una volpe, fuori dal recinto, ha seguito tutto con interesse e al passaggio dell'allegra compagnia, in ordinata fila indiana, si avvicina allo steccato e comincia, < Oh caro gallo, quanta bea compagnia, dove xe che 'ndè de beo co cossì tanta voja? > Il gallo,sicuro dietro lo steccato, risponde tranquillo alla volpe < Cara mia, a' ghemo catá na mappa de on tesoro e tutti insieme semo drio a' sercarlo.> La volpe , gia pregustando, < Vegno anca mì? >
Il gallo < Speta che vardo se te ghe sì, Gallo Gastaldo, Gaina Gastaldina, Oca Badessa, Anara Contessa, Can Magnapan, Gatto Malfatto, cara volpe, no te cato! >
Finisce qui, è solo una favoletta, quella citata nella poesia -A mio padre-.
La raccontava a noi bambini (figli e nipoti), davanti al fuoco, nelle sere d'inverno. Sempre la stessa, ma vi assicuro che il nostro sorriso aumentava sempre di più e non vedevamo l'ora che arrivasse quel -cara volpe no te cato- per dirlo insieme a lui. Era il nostro Smartphone, la nostra Playstation e non riesco a dimenticarla. Diceva che già la raccontava suo nonno a suo padre e così via. Io da parte mia l'ho raccontata a mio figlio. Lui, forse non la racconterà a nessuno. Andrà persa, dimenticata ed è per questo che la racconto a voi.
Spero vi sia piaciuta.
Ringrazio, bisnonno Vincenzo, nonno Cesare, papà Danilo. Mio figlio Alberto per averla ascoltata e voi per averla letta. Loris.
Opera scritta il 07/11/2020 - 21:41
Letta n.1231 volte.
Voto: | su 4 votanti |
Commenti
Bella! Un tesoro questa favola.
Grazie.
Grazie.
Moreno Maurutto 10/11/2020 - 16:18
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Favola molto divertente, ma con un grande insegnamento: il valore dell’inclusione è uno dei più grandi, ma dobbiamo fare attenzione a non includere chi mette a rischio la nostra vita.
Buona serata Loris
Buona serata Loris
Anna Maria Foglia 08/11/2020 - 20:52
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Simpatica, come tutti i racconti dei nonni, che lasciavano i bimbi con gli occhi sgranati.
Teresa Peluso 08/11/2020 - 14:43
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