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La casa colonica

Una casa distrutta, lasciata in balia del trascorrere del tempo. Una casa fantasma senza fantasmi. Una casa che una volta aveva un focolare domestico. Evocazione e suggestione, ecco cosa provo. 
Io, soldato, mi ritrovo col tipico camuffamento militare per un addestramento ai Colli San Rizzo, imboscato in mezzo al marciume con un fucile caricato a salve in attesa dei “nemici.”
Non sono da solo. Gioele, il mio commilitone, fa caciara con il cellulare, non prendendo seriamente il compito assegnato. Gli chiedo di fare silenzio e di mostrare osservanza per questa dimora rurale. 
«In caso verremo "ammazzati", ci pagheranno lo stesso» mi dice con leggerezza. 
Quattro spari. Siamo stati “colpiti”, peccando ahimè di distrazione. Ci accasciamo per rendere realistica la simulazione, per poi rialzarci e raggiungere il plotone. Quel che è certo è che un pezzettino del mio cuore è rimasto lì, a terra, vicino a un decrepito caminetto.



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Opera scritta il 08/11/2020 - 14:47
Da Giuseppe Scilipoti
Letta n.735 volte.
Voto:
su 9 votanti


Commenti


Ti ringrazio...ho in serbo per voi amici di OS nei giorni a seguire e per te un regalo, spero gradito

Mirko D. Mastro(Poeta) 12/11/2020 - 12:11

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Anna Maria, Santa, Mirko, Maria Luisa, Afrodite e Barbara, un grazie quanto... una casa! I vostri commenti però mi fanno sentire... sopra un grattacielo, il piano più alto. Tutti voi avete notato che si tratta di uno scritto diverso da ciò che pubblico solitamente. Io, oltre ad essere gagliardo e divertente, sono molto sensibile. Quella casa... mi dava per davvero un senso di evocazione. Non mi sentii un intruso, semmai il coglione del mio ormai ex commilitone lo era.
Un abrazo a tutti!

Giuseppe Scilipoti 10/11/2020 - 18:16

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Questo racconto lo trovo un po'diverso dai tuoi precedenti...più introspettivo! Gioca sempre sul paradosso ma il finale lascia un po' di malinconia! Bravo Giuseppe...molto bravo!!

barbara tascone 09/11/2020 - 19:12

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Denota una grande sensibilità il raccogliere i segnali di ciò che può essere stato il lontano passato di un rudere, del quale peraltro si riesce a percepire ancora la presenza ed il calore, e la cruda realtà che stride profondamente con esso.
Anch'io ho scritto una poesia, non ancora pubblicata, riguardante proprio l'aspetto affettivo delle case abbandonate che, secondo me, riescono ad essere eloquenti molto più di quanto possa sembrare in apparenza.
Bravo come sempre e mille grazie per i commenti

Afrodite T 09/11/2020 - 10:08

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Le vecchie mura hanno sempre tante storie da raccontare, ad ognuno l'interpretazione che suscitano, la tua è una simulazione di tempi di guerra. Il caminetto conquista però il tuo cuore .... in effetti un caminetto (almeno per mia personale interpretazione) risveglia la voglia di riunioni familiari al tepore della della fiamma nel camino con racconti d'altri tempi.

Maria Luisa Bandiera 09/11/2020 - 08:55

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Testo che apparentemente è come quella casa, dove tutto inizia e finisce tra ciò che resta di pietre e calcestruzzi. Ma una più attenta lettura fa scoprire il caminetto... quel cuore che resta acceso oltre l'apparenza di colpi d'esistenza oramai decrepita tra bar e telefonini

Mirko D. Mastro(Poeta) 09/11/2020 - 07:24

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Sei bravo sia con i testi umoristici che con quelli ricchi di sentimenti. Una casa colonica rappresenta un pezzo di storia nonché la vita di tutti quelli che vi hanno vissuto. Davanti a quel camino hai scattato un'istantanea della quotidianità di quelle persone. Si evince la sensibilità del protagonista in contrapposizione alla superficialità del compagno. Un racconto breve,ma ricco di riferimenti, pregio dell'autore. Cinque stelline e lode.

santa scardino 08/11/2020 - 22:18

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Certe case abbandonate sono avvolte da un’atmosfera magica che scatena la fantasia di chi è suscettibile a questo fascino, come lo sei tu Giuseppe, che riesci a raccontarlo assai bene con questo testo molto ben scritto.

Anna Maria Foglia 08/11/2020 - 21:04

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