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Ho sempre immaginato la scrittura come un’ombra familiare col Cappello attoriale. Una prefazione fatta di appunti a margine, e per usare le parole di Fernando Pessoa “l'assurda impressione che con i miei occhi pesanti e col mio cervello assente si stiano tracciando, come con un lapis insensato, le lettere del commento profondo e inutile”.
Sotto il cappello una mente aperta; e Cuffie, che se le togli continua la musica. E occhi attenti e cuore spalancato. In una mente aperta è facile entrarci, ma poi il difficile è uscirci.
Sul Dorso, Nervi di ali e brividi… che “esiste una stanchezza dell'intelligenza astratta ed è la più terribile delle stanchezze. Non è pesante come la stanchezza del corpo, e non è inquieta come la stanchezza dell'emozione”, sempre Pessoa. In quelle “giornate che sono filosofie” il peso del filo di trama è “una impossibilità di respirare con l'anima”.
Giù dal Taglio Superiore degli occhi che come uno specchio Concavo gonfiano l’anima verso l’interno, a chiusura stanno i mocassini nero inchiostro di quella sagoma in camicia bianca dai polsini a sbuffo con jabot in pizzo e Dentelle a me familiare. Sulle Punte, col Piede oltre il ciglio della porta socchiusa.
All’interno, mentre il camino si spegne per uno sfiato dal Capitello esterno sotto la bocca della ciminiera, ripongo piano un vecchio libro a cui ho cercato di incollare la copertina sul ripiano nella Casella accanto alla Cerniera. Finisce per staccarsi la pellicola di vinavil dall’Unghia che va a infilarsi nel Rimbocco dei calzoni.
Non resta che aggiungere un Piatto per cena, che poi mangiare insieme è un po’ come confidarsi.
Comunque io mi firmi, Mirko D. Mastro oppure MastroPoeta o ancora Dominique Noir (presto questo pseudonimo vi sarà meno oscuro), resterete voi che leggete la parte più importante della mia scrittura.
(da “Torneremo a toccarci senza paura” -20 marzo 2021, Mirko D. Mastro)

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Ma desidero anche ringraziare ogni persona che ha letto questo testo. Sapevo fin dall'inizio che non sarebbe stato immediato cogliere il gioco che ho voluto fare con le parole in questo piccolo racconto: se vi andasse di aprire l'immagine allegata scoprireste che le parole in maiuscolo nel testo sono i nomi delle parti di un libro. Proprio su queste parole ho cercato di creare un racconto di senso compiuto che potesse trasmettere anche qualche sensazione. Spero almeno in parte di esserci riuscito...


"Ciò che fai è ciò che hai bisogno di fare." Kahlil Gibran





Non so se il mio commento è attinente alla tua poesia, ma leggendo ho pensato questo.


Ecco questo è l'effetto della tua scrittura!
Complimenti!


