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Le violon noir (Sulle note d’un violino di M.L.Bandiera)

Giorni addietro un autore, uno di noi, mi domandò il perché di tanta retorica da evitare nella mia prosa. Leggo sul dizionario, Retorica: 1) Atteggiamento dello scrivere o del parlare improntato a una vana e artificiosa ricerca dell'effetto con manifestazioni di ostentata adesione ai più banali luoghi comuni. Se non fosse per i “banali luoghi comuni” mi piacerebbe fare retorica scrivendo. Continuo a leggere: 2) L'eloquenza come disciplina del parlare o dello scrivere, fondamento di gran parte dell'educazione letteraria dall'antichità classica fino a un'età molto recente. Caspita, mi viene da dire… e pensare che ho dovuto abbandonare anzitempo gli studi classici. Forse però il problema è quel “fino a un'età molto recente”. E oggi, che cos’è la retorica?! Proseguo con la mia lettura. Retorica è anche l’arte dello scrivere e del parlare in modo persuasivo ed efficace tipicamente adottando una prosa ricercata ed esteticamente gradevole.
Bene, se le cose stanno così continuerò a fare prosa retorica.
Ma veniamo alla storia… la narrerò nell’unico modo che conosco, scrivendo il turbamento.
“Strana inquietudine / fatta di tutto e di niente / serpeggia e s’agita / senza un nome, / senza un perché. / Segue passo dopo passo / simile ad un’ombra oscura / il tempo dell’incertezza”.
Un mattino del 1764 il compositore Jean-Marie Leclair fu trovato morto per una pugnalata nella sua casa di Parigi. La sofferenza di un violino è quanto di più poetico si possa immaginare...
“Aleggiano nell'aria / struggenti note / d’una canzone d’amore / partite dal cuore / per volare / sulle ali del vento”.
Negli ultimi anni della sua vita Leclair si dice fosse divenuto un misantropo e soffrisse di ipocondria. Desiderava spesso la solitudine della sua casa per dedicarsi all'unica cosa di cui gli importava davvero, la musica. Il solo turbamento in punto di morte fu forse la consapevolezza di dover abbandonare la sua musica. Dicono che questo dolore lo spinse a trascinarsi fino all’ inseparabile violino, per stringerlo ancora una volta. Il corpo fu ritrovato in quell'abbraccio immortale. Leclaire aveva lasciato una macchia di sangue sul violino che si scurì col tempo fino a diventare quasi nera. Dicono anche che al ritrovamento del corpo fu difficile separare lo Stradivari dalle braccia del cadavere, tanto fosse stretto al petto.
Ad oggi non si conosce l'assassino di Leclair, ma il suo violino è ora di proprietà del celebre violinista Guido Rimonda. Secondo alcuni il violino sarebbe posseduto dallo spirito di Leclair e parrebbe che il direttore d’orchestra piemontese abbia confessato di ritrovare ogni mattino il violino nero in un posto diverso rispetto a quello in cui lo aveva riposto la sera precedente. Rimonda alimentò inoltre il fascino dello strumento suonandolo nel 1992 in un concerto incentrato sulle melodie di alcuni celebri violinisti che si suppone abbiano stretto un patto col diavolo per il loro straordinario talento, uno su tutti il maestro Niccolò Paganini dall’immagine di artista maledetto e affascinante per la sua carnagione pallida e la figura magra in un abbigliamento prevalentemente scuro. Qualcuno giura che nel bel mezzo del concerto, quando il violinista italiano suonò “Il Trillo del diavolo” di Giuseppe Tartini, lo Stradivari emanò un suono talmente cristallino e disperato allo stesso tempo da somigliare al pianto di un angelo.
“Note di un violino / che suona, che soffre / e come un lamento / si disperde nell'aria, / poi tace / nella solitudine / di un tormento”.
Il Tartini confessò di aver intitolato così la sua Sonata perché il diavolo stesso gli sarebbe apparso in sogno suonandogli la melodia. Il mattino seguente il compositore, cercando di ricordare la musica, l'avrebbe riportata su carta come preso da un momento di pura follia in quanto le note gli sarebbero state tutte dettate dal violino nero.


(da “Torneremo a toccarci senza paura” -19 maggio 2021, Dominique Noir)




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Opera scritta il 21/05/2021 - 05:07
Da Mirko D. Mastro
Letta n.731 volte.
Voto:
su 5 votanti


Commenti


Bel pezzo...e continua a far retorica, amico mio. Dopo tutto è un arte che pochi possiedono. Le polemiche lasciano il tempo che trovano, la retorica invece lascia il lettore abbagliato, ammaliato, oserei dire innamorato. Ergo...ciaociao

Giacomo C. Collins 22/05/2021 - 17:35

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Caro amico ...le tue storie sono decisamente ricche di creatività e hanno sempre agganci culturali solidi! Molto bravo Mirko

barbara tascone 22/05/2021 - 17:04

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Sai scrivere, mio dolce amico e la particolarità sta nella tua capacità di saper scrivere di tutto...
Ma tutto, proprio tutto, con la stessa cura dei dettagli, stessa intensità, stessa magnificenza.

laisa azzurra 21/05/2021 - 20:21

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La tua opera è meritevole Mirko, è dettagliata e riferisce di fatti, oggetti e persone che sono stai la massima espressione dell'arte.

Paolo Ciraolo 21/05/2021 - 13:14

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Una bella storia, scritta in modo chiaro ed elegante.Bravo!

Anna Maria Foglia 21/05/2021 - 12:46

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Ti ringrazio Mirko di questa scrittura creativa che coinvolge anche la mia poesia.
Mi hai fatto scoprire una tanto bella storia quanto struggente che non conoscevo. Bravo, complimenti per questa nuova tua opera.
5***** stelline meritate!

Maria Luisa Bandiera 21/05/2021 - 07:50

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