Lui era spensierato
Libero, felice, amato
Gli piaceva il mondo
Lodava il creato.
Aveva il sogno di viaggiare
Vedere, toccare
Più o meno ogni cosa
Dove ricco di domande
Il suo sguardo si posa.
Amava l'arte in ogni forma
Poesia e letteratura
Con cui raccontare al mondo
Qualche sua avventura.
Amava l'arte in ogni forma
Musica teatro e prosa
Con cui abbellire il mondo
Come se in un vaso vuoto
Ci metti una rosa.
La sua stanza era ordinata
Bella e profumata
Molto organizzata
colorata
E ben illuminata .
Aveva un angolo pittura
Uno per giocare
Uno stereo grande
Dove ascoltare
Cio che il mondo urlava
E qualche suo ideale.
Ma quando arrivò il buio
Nulla rese più conforto
Della scrivania
Da cui ogni peso morto
Di quell'agonia
Pian piano
Se ne andava via.
Col placido rumore della penna
E la sua melodia
Poteva dare sfogo
A quell'intreccio di pensieri
Arrivati dal vuoto.
Odiava quei momenti neri
Quei pensieri austeri
Li sentiva
Percepiva il male
Malvagi sentieri.
Si creavano nella sua psiche
Brutti grandi e neri
Distruggevano qualsiasi cosa
Come bracconieri.
Era la penna l'unica salvezza
L'unica carezza
L'unica certezza
In questa tetra condizione
Volta alla tristezza.
Era la penna
Unico punto saldo
Unico baluardo
Per fuggire
Almeno mentalmente
Dal mondo bastardo.
Scrivo parole nere
Come inchiostro sulla carta
Per sfogare
I morsi della rabbia
Nella notte tarda.
Scrivo parole amare
Come assenzio nel bicchiere
Per sfuggire
Ad ansia ed oppressione
Cupe fattucchiere.
Voto: | su 1 votanti |
Nessun commento è presente