Fu quando la notte aveva occupato tutto della mia vita
Ch’ella venne da me.
Proprio quando i fiori avevano esalato il loro ultimo profumo
e neppure un filo d'erba più cresceva
tra i singhiozzi della terra.
Persino gli uccelli mi evitavano.
Come le nuvole nell'aria
nella tramontana impetuosa.
Fu allora che io la incontrai.
Vestita di luna trasparente.
Due gemme intense aggrovigliate sul capo.
Luminosi zaffiri i suoi occhi.
Il suo passo aveva il tratto d'un cigno.
Un cigno triste e leggero
tante volte accarezzato nelle mie notti
di veglia e di delirio.
Come non amarla allora.
Come non gemere dinanzi a tanto splendore.
Io stesso non potevo capacitarmi.
L'ho tenuta stretta a me.
Infinite volte sotto questa volta immensa.
L'ho baciata più e più volte.
Non so neppur'io
quante volte l'ho baciata
sotto il cielo di stelle incuranti.
Pensare che più non l'ho.
Che l'ho perduta.
Cosi’,
mentre i giorni vanno avanti inesorabili ormai,
senza di lei.
Questo mi da tormento.
Pensare che i suoi occhi infiniti,
la sua bocca come il miele
la sua andatura di sabbia dorata,
che tutto questo
che sembrava destinato ad esser mio per sempre
gioiranno qualcun altro
non mi da' pace.
Vien voglia di gridare, di scalciare
contro quest’aria ispessita dalla sofferenza.
Di uscire da questo corpo
per sfuggire a questo immenso dolore.
Anche se questa e’ l'ultima volta che vi parlo di lei.
E queste sono le ultime lacrime
che versero' per lei.
© Meganimo
Ch’ella venne da me.
Proprio quando i fiori avevano esalato il loro ultimo profumo
e neppure un filo d'erba più cresceva
tra i singhiozzi della terra.
Persino gli uccelli mi evitavano.
Come le nuvole nell'aria
nella tramontana impetuosa.
Fu allora che io la incontrai.
Vestita di luna trasparente.
Due gemme intense aggrovigliate sul capo.
Luminosi zaffiri i suoi occhi.
Il suo passo aveva il tratto d'un cigno.
Un cigno triste e leggero
tante volte accarezzato nelle mie notti
di veglia e di delirio.
Come non amarla allora.
Come non gemere dinanzi a tanto splendore.
Io stesso non potevo capacitarmi.
L'ho tenuta stretta a me.
Infinite volte sotto questa volta immensa.
L'ho baciata più e più volte.
Non so neppur'io
quante volte l'ho baciata
sotto il cielo di stelle incuranti.
Pensare che più non l'ho.
Che l'ho perduta.
Cosi’,
mentre i giorni vanno avanti inesorabili ormai,
senza di lei.
Questo mi da tormento.
Pensare che i suoi occhi infiniti,
la sua bocca come il miele
la sua andatura di sabbia dorata,
che tutto questo
che sembrava destinato ad esser mio per sempre
gioiranno qualcun altro
non mi da' pace.
Vien voglia di gridare, di scalciare
contro quest’aria ispessita dalla sofferenza.
Di uscire da questo corpo
per sfuggire a questo immenso dolore.
Anche se questa e’ l'ultima volta che vi parlo di lei.
E queste sono le ultime lacrime
che versero' per lei.
© Meganimo
Opera scritta il 09/07/2022 - 13:04
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Commenti
5*
Aquila Della Notte 09/07/2022 - 20:15
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Molto apprezzata!!
Anna Cenni 09/07/2022 - 17:43
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Sembra un sogno strano che avvolge completamente ogni anfratto della mente e del corpo, bella!
Jean C. G. 09/07/2022 - 17:16
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