Il vulcano
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Impossibile dimenticare lo sgradito regalo natalizio che ci fece il vulcano a noi poveri abitanti di Aci Torre.
Tutto cominciò da una colonna di fumo densissima che si innalzava verso il cielo, finché una sfrigolante lava rosso-arancio iniziò a fuoriuscire dalla sommità di Mungibeddu tanto da associarla a quella dell'inferno dantesco.
All'improvviso, in un misto di stupore e di tensione, un’angosciante nube di colore ardesia imprigionò sia me che i miei compaesani. Ne seguitò il terremoto, accompagnato da una devastante eruzione vulcanica ove fiumi di lava incandescente scivolarono rapidamente.
Ci fu un parapiglia inaudito, la gente urlante si prodigò a scappare a destra e a manca, chi addirittura nel fuggi fuggi generale venne travolto dalle automobili o dalle moto impazzite.
Mi misi a correre a perdifiato, in qualche modo dovevo mettermi in salvo, anche a costo di sputare sangue e... cenere. Alle mie spalle, i vari fluidi magmatici si addentrarono irreversibilmente nell'inerme città, sciogliendo nel loro percorso qualsiasi cosa, tra cui case, lampioni, cassonetti e monumenti. La lava, aveva praticamente guadagnato “terreno” sia in lunghezza che in larghezza, difatti lo spietato vulcano ebbe il predominio assoluto coinvolgendo persino le località limitrofe.
Nelle vicinanze di un ponte, caddi stremato e persi completamente i sensi. Credevo che per me fosse finita, invece, con grande sorpresa mi risvegliai al Policlinico. Nel frattempo un medico e un infermiere monitoravano i miei parametri.
Mi spiegarono che ero riuscito a sopravvivere in quanto una pattuglia della polizia municipale, composta da un uomo e una donna, in extremis, mi caricarono in fretta e furia nella sua auto di servizio in direzione Messina. Mi commuovo a pensare che quei due angeli in divisa hanno cambiato le sorti di una vita umana. La mia.
Da anni, vivo a Copenaghen, a più di duemilacinquecento chilometri di distanza dalla Sicilia, una regione da sempre a rischio di fenomeni tellurici. Sono felicemente sposato con Anne e ho due figli, Erik e Susanne.
Qui non c’è nessun vulcano da temere.
Nota dell'autore: Aci Torre è un'immaginaria cittadina situata alle pendici dell'Etna, mentre Mungibeddu è uno dei sinonimi dialettali che identificano il vulcano in questione.
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Un commento perfettamente in linea con la storia. Ti ringrazio, mi fai sentire un bravo scrittore sia per la tua breve analisi che per i complimenti.
Sai, in 'Il vulcano' ho cercato poi dare un look cinematografico, prendendo spunto da qualche disaster movie.
Che altro dire?
Con la speranza che l'Etna se ne stia buono buono e che la terribilissima eruzione del 1669 non si ripeta o comunque che questo racconto non sia profetico.
Un abrazo!
PS. Ti ricordi bene un mio aforisma sul lato B. Miii che memoria. O forse è dovuto al fatto che l'ho reso memorabile.
L' aiuto degli altri, sopratutto nelle catastrofi può cambiare e salvare tante vite
Un racconto ben scritto, ho immaginato tutte le parole.
Nel finale poi si è sentita la voglia di vivere e di aver messo su una bella famiglia dimenticando per quanto possibile l' esperienza.
Complimenti
Che altro dire?
Buona estate a tutti voi e se potete passate le vacanze in Sicilia che nonostante il sole risulta calientissimo, è pur sempre un sole speciale e irradiante.
Quasi quasi riaccendono il mio animo narratore visto che da molti mesi si è spento, a differenza di un paio di anni fa che era praticamente un vulcano di idee.
(segue)