Inumato fuorimano al km 2.0
“volevo dirvi che sto bene…”
Stavo col naso nell’ultimo libro di MastroPoeta, assorto ai margini dell’attraversamento pedonale ...mi ritrovo in un letto esangue con una cannula nel naso e un fortissimo dolore addominale. Discutono intorno a me di funzioni fisiologiche e battito cardiaco non percepibile, di temperatura sotto i 24 gradi; c’è chi parla di riflessi e movimenti respiratori assenti, un pianto. E qualcuno congettura un’alta dose di adrenalina, e una voce roca dichiara la morte clinica.
E quel pianto diviene afflizione.
Sento un gran freddo e sento un timbro maschile che cerca di azzittire un mormorio, con pressione arteriosa asserendone la mancanza; e una donna bisbigliare qualcosa su di un uomo costumato in vita.
E nuovamente quel pianto, con quello di un bambino.
Apro gli occhi: mi trovo in una bara senza via d’uscita.
La Sindrome di Lazzaro
“volevo dirvi che sto bene…e di non piangere”
Volevo solo dirvi che sono al sicuro, perché la mia mente ora necessita per assurdo di pensieri adeguati per costruire realtà che non fanno parte di questo mondo.
Riconsidererò i trascorsi e pondererò che qualcuno di voi allarmi l’allarmabile per venirmi a trovare, individuerò degli incidenti nella vita che continua il suo girotondo sopra di me o degli appigli che possano portare anche solo per pura fortuna a scoprire la mia condizione…
Perché la speranza non venga meno, ideerò un verosimile motivo per cui qualcuno possa venirmi a cercare. Arrederò questa idea al meglio nella consapevolezza di essere stato più volte sepolto vivo in un’idea impossibile. Come un sogno senza alcuna possibilità che sia altro che un sogno dal quale scappare.
Tutto sommato l’odierna situazione in cui mi trovo non è poi così distante da queste. Un po’ di terra piovuta da un badile non può fare una gran differenza. Insomma, tutto cominciò sepolti in una pancia.
Ora conterò senza pormi un numero, senza inflessioni meste. Ogni tanto urlerò, ma solo per scaricare la tensione, che non si è mai visto che uno urla da sottoterra e lo sentono.
Forse mi sto svegliando da un brutto sogno, ma per mia scelta aspetterò a svegliarmi: dopo tutto se sono sepolto vivo è solo perché mi hanno creduto morto.
Quindi non piangete, cosa potrà mai capitarmi di peggio se non morire una seconda volta?
Come un palombaro sepolto nel suo scafandro
“volevo dirvi di non piangere…e che sono sveglio”
Appena due metri sopra di me c’è la vita con tutte le sue storie e i suoi colpi di teatro.
E non è poi la fine del mondo se penso a due innamorati quando stanno lontani centinaia di chilometri, e per me non son che due metri soltanto.
Immagino una notte stellata e la grandezza dell’universo, e penso a quanto poco interessi all’universo che la mia angoscia abbaia come un cane la mia piccola storia di sepolto vivo, già inesistente per l’universo anche stando due metri sopra a rifiatare innanzi all’etere.
L’aria verrà meno: come le ballerine catturate dai quadri, mi dipingerò una scena intorno.
Immaginerò di fare l’amore in ogni posto e in ogni piega del mondo, con ogni donna del mondo con tutti i silenzi del mondo e le parole celate di fronte ad ogni paesaggio di un mondo che non sarà più questo.
Chiuderò un po’ gli occhi ora…
Sono trascorse troppe ore, e se anche ce la facessi ad uscire dalla bara la pressione sarebbe così tanta che il petto non sarebbe in grado di espandersi.
Ho sonno, forse per via del monossido di carbonio. Ma sono sveglio, non piangete per me.
Ascolto il cuore che rallenta… rallenta, rallenta.
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Bellissima chiusa...