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Si può dire che ci incontrammo così

Ancora qualche tornante
e ad un incrocio piccoletto,
una piazzetta, lastricati
di sampietrini tutti diversi,
come birbe, affacciati
su di un pallido celeste.
Val la pena di salire lungo
campi seminati
di gomito
in gomito,
limitandomi
a contemplare
dalla strada, godendomi
il fresco della mezza collina
tra pini e distese di pievi coi
loro sagrati come aerodromi.
Dalle ultime ginestre
fiorite, oltre
gialli di grano e bisbigli
dove resistono
profumati tigli,
più in basso, non lontano,
si può intravedere
un uomo tra garbo e cipigli.
L’uomo si tocca
il cappello
e incrocia
il mio sguardo.
Sorride, e in quel gesto solo lascia
trasparire tutta l’educazione
che ci siamo persi
in questi anni.
Sembra piacergli l’aria tra i capelli
e sostare al vento sui fili dei panni.
Non si portano più
cappelli e il vento fa incontrare
occasionalmente sempre
meno le persone; restano al filo
i pensieri, lui rientra
e quei cipigli divengono ombre.



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Opera scritta il 16/10/2024 - 06:24
Da Mirko D. Mastro
Letta n.198 volte.
Voto:
su 3 votanti


Commenti


Che emozione leggere questi versi...Adriano aveva dato un'anima a questo sito e tu continui con questa tradizione.

Mino Colosio 19/10/2024 - 09:18

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L'uomo si tocca il cappello e incrocia il mio sguardo... mio padre era così.
Grazie, per una volta l'ho rivisto.

Anna Cenni 16/10/2024 - 14:16

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Una lirica che, inevitabilmente, tocca il cuore e l'anima.
Chapeau!

Maria Luisa Bandiera 16/10/2024 - 07:31

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