Al circolo sociale il giovedì (di Anna C. e Mirko D. M.)
Il giovedì pomeriggio dalle 14 alle 16 presso il circolo V. Vela si ballava.
Tancredi e Tanzia sulle prime credettero che in quel posto si facesse sempre baracca, poi Pellegrino spiegò all’amico che anche se pareva una baracca il centro sociale era intitolato al grande scultore del monumento Le vittime del lavoro.
Comunque in tutte le 4 stagioni, simile agli armadi grandi di una volta il legnoso ballerino Tancredi portava la consorte a fare 4 salti. Non che ne avesse la voglia, ma era l'unico momento in cui si potevano abbracciare ballando la polca e la bocca di Tanzia per un po' rimaneva chiusa.
Quel giovedì di Dicembre non avrebbe potuto immaginare mai Tancredi quel che gli sarebbe successo....
Dunque, alle 14 in punto le porte della sala si spalancarono e Tanzia lanciò un grido "Ho dimenticato a casa Cricecrettino -detto Cretti, il loro criceto-. Vado e torno".
Lasciando solo sull'uscio Tancredi.
Una musica celestiale, batteva il tempo... sol maggiore, andante moderato per viola e violoncello sul pavimento di linoleum in finta pietra di Brera beige.
Globi di luci si muovevano a tempo: la sala in penombra sempre, ora era ben illuminata.
Un globo si avvicinò a Tancredi e lo inglobò. In quel momento l'uomo credette di essere in paradiso e una calma dentro al cuore si allargò facendolo felice.
Galleggiava per la sala, rimbalzava a terra a tempo di musica, passava attraverso gli altri globi e ogni volta gli si accendeva il corpo di una tinta diversa.
Tutti gli spettri dei colori lui li passò, proprio tutti. L'ultimo quando tornò Tanzia che nel vedere il marito sdraiato vicino ai portaombrelli, ma soprattutto sorridente, con accanto un pezzetto di quelle pasticche blu che servono a chi ne ha ancora bisogno –pensò la donna- non al suo Tancredi, comprese subito la gravità della cosa e senza accorgersi fece cadere il cricetino.
Guardò verso la consolle e ci vide Paltroniero della bocciofila di Villasanta, e ancora una volta capì subito andando su tutte le furie “Sei sempre stato un farabutto, come quando venivi a giocare a L'allegro chirurgo con il mio Tancri e alle sue spalle in maniera velata ci provavi con me… l'hai visto, eh? L'hai visto!? Lo sai bene che non deve prendere niente per bocca, solo per vena. Al massimo una Coca".
La guardava sbraitare, perplesso, il criceto col musetto tutto blu.
Intanto i globi del Tancredi, con un braccio nel portaombrelli, si erano fatte facce… quelle degli operai a cui aveva fatto prendere un richiamo durante il suo incarico da umarell, volti dall'espressione vendicativa e manone con grossi giratubi e saracchi, e cricchetti e cazzuòle.
Tancredi e Tanzia sulle prime credettero che in quel posto si facesse sempre baracca, poi Pellegrino spiegò all’amico che anche se pareva una baracca il centro sociale era intitolato al grande scultore del monumento Le vittime del lavoro.
Comunque in tutte le 4 stagioni, simile agli armadi grandi di una volta il legnoso ballerino Tancredi portava la consorte a fare 4 salti. Non che ne avesse la voglia, ma era l'unico momento in cui si potevano abbracciare ballando la polca e la bocca di Tanzia per un po' rimaneva chiusa.
Quel giovedì di Dicembre non avrebbe potuto immaginare mai Tancredi quel che gli sarebbe successo....
Dunque, alle 14 in punto le porte della sala si spalancarono e Tanzia lanciò un grido "Ho dimenticato a casa Cricecrettino -detto Cretti, il loro criceto-. Vado e torno".
Lasciando solo sull'uscio Tancredi.
Una musica celestiale, batteva il tempo... sol maggiore, andante moderato per viola e violoncello sul pavimento di linoleum in finta pietra di Brera beige.
Globi di luci si muovevano a tempo: la sala in penombra sempre, ora era ben illuminata.
Un globo si avvicinò a Tancredi e lo inglobò. In quel momento l'uomo credette di essere in paradiso e una calma dentro al cuore si allargò facendolo felice.
Galleggiava per la sala, rimbalzava a terra a tempo di musica, passava attraverso gli altri globi e ogni volta gli si accendeva il corpo di una tinta diversa.
Tutti gli spettri dei colori lui li passò, proprio tutti. L'ultimo quando tornò Tanzia che nel vedere il marito sdraiato vicino ai portaombrelli, ma soprattutto sorridente, con accanto un pezzetto di quelle pasticche blu che servono a chi ne ha ancora bisogno –pensò la donna- non al suo Tancredi, comprese subito la gravità della cosa e senza accorgersi fece cadere il cricetino.
Guardò verso la consolle e ci vide Paltroniero della bocciofila di Villasanta, e ancora una volta capì subito andando su tutte le furie “Sei sempre stato un farabutto, come quando venivi a giocare a L'allegro chirurgo con il mio Tancri e alle sue spalle in maniera velata ci provavi con me… l'hai visto, eh? L'hai visto!? Lo sai bene che non deve prendere niente per bocca, solo per vena. Al massimo una Coca".
La guardava sbraitare, perplesso, il criceto col musetto tutto blu.
Intanto i globi del Tancredi, con un braccio nel portaombrelli, si erano fatte facce… quelle degli operai a cui aveva fatto prendere un richiamo durante il suo incarico da umarell, volti dall'espressione vendicativa e manone con grossi giratubi e saracchi, e cricchetti e cazzuòle.
"Ma che diavoleria è mai questa" ridacchiando "alla peggio prenderò le busse, ma il cuore batte bene. Anche stavolta un infarto è scongiurato."
E mettendosi seduto sul linoleum “Poi, poi non si vede in giro la Tanzia HIHIHI HAHA HIHI”.
(Le giornate del Tancredi in pensione)
Opera scritta il 27/12/2024 - 06:03
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Commenti
Anche questa giornata vissuta dal Taancredi in pensione mi ha molto divertito, tanto merito è dovuto agli Autori ed alla loro bravura nel rapprese ntare le scene. Complimenti, ciao
Francesco Scolaro 27/12/2024 - 15:06
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