Cammino e vedo
Lerciume sul ciglio
Frutto dei nostri vizi
Complessi di inutilità
Vorticose leziosità
Io fermo vicino alla strada
Come trafitto da una spada
Osservo auto che passano
Rincorrendo mete inutili
Lerciume sul ciglio
Frutto dei nostri vizi
Complessi di inutilità
Vorticose leziosità
Io fermo vicino alla strada
Come trafitto da una spada
Osservo auto che passano
Rincorrendo mete inutili
Balugina la speranza
Il mondo si contorce
E l'albero mi è nemico
Turbamento divino
Divento animale da soma
Della tristezza e
Della disperazione
Ma continuo ad oziare
Nell'attesa di un cambiamento
Di un'attesa lacerante
Fremiti insostenibili
Si aprono ferite
Le ricucio con le lacrime
La staticità mi rende schiavo
E fermo al freddo tagliente
Con i pugni chiusi nelle tasche
Si gela
Poesia scritta il 25/03/2015 - 07:39
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Commenti
Ciao AURELIO, grazie per il tuo commento. Mi fa molto piacere che tu abbia colto bene il significato, e sono pienamente d'accordo riguardo la rivoluzione culturale che dovrebbe avvenire tra i più. Quasi un'utopia però. Però purtroppo quando mi guardo in giro, davvero vedo troppa staticità e poca voglia di fare,come si suol dire: un solo albero che cade in una foresta non fa molto rumore. Quindi dobbiamo cercare di muovere la foresta. Grazie ancora, ciao!
Salvatore Mauro 25/03/2015 - 14:20
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Uno sguardo disperato alla totale degradazione di una Società che ormai non si desta più dal sonno che l'ha colpita e dal sonno cui è stata incanalata. Manca una rivoluzione innanzi tutto culturale che ridia ordine alla oriorità delle cose e dei valori umani. Una denuncia che certo non merita il discreto che vedo ma questo è un altro deiscorso.
Ciao
Aurelio
Ciao
Aurelio
Aurelio Zucchi 25/03/2015 - 12:50
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Molto sentita, un caro saluto
MARIA ANGELA CAROSIA 25/03/2015 - 08:58
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