Ho masturbato il vento
in un giorno acre di preghiera
in cui le foglie sgranavano i rosai
e le intenzioni adescavano l'attesa
in un giorno acre di preghiera
in cui le foglie sgranavano i rosai
e le intenzioni adescavano l'attesa
sui gradini
riverberi di veli spezzati
attendevano promesse mai sbocciate
e labbra discinte in sacrestie disadorne.
Ho adulato il seno
di tramonti che son rimasti giorni
e di palpebre socchiuse
ho ammaliato occhi
di Tecla
son divenuto allievo e mentore
ed ho donato a Dio
il cantico della mia lussuria.
Poesia scritta il 02/05/2015 - 15:17
Da Enrico Danna
Letta n.1086 volte.
Voto: | su 2 votanti |
Commenti
Molto forte come poesia. Da l'idea esatta del sacro e del profano. Obiettivo centrato con ritmica eccellente.
luciano rosario capaldo 02/05/2015 - 21:10
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