Ho masturbato il vento
in un giorno acre di preghiera
in cui le foglie sgranavano i rosai
e le intenzioni adescavano l'attesa
in un giorno acre di preghiera
in cui le foglie sgranavano i rosai
e le intenzioni adescavano l'attesa
sui gradini
riverberi di veli spezzati
attendevano promesse mai sbocciate
e labbra discinte in sacrestie disadorne.
Ho adulato il seno
di tramonti che son rimasti giorni
e di palpebre socchiuse
ho ammaliato occhi
di Tecla
son divenuto allievo e mentore
ed ho donato a Dio
il cantico della mia lussuria.
Poesia scritta il 02/05/2015 - 15:17Da Enrico Danna 
            Letta n.1272 volte.
                        			
	        Voto:  |  su 2 votanti  | 
	
Commenti
Molto forte come poesia. Da l'idea esatta del sacro e del profano. Obiettivo centrato con ritmica eccellente. 
  
  
luciano rosario capaldo  
 02/05/2015 - 21:10 --------------------------------------
  
            
            Inserisci il tuo commento
Per inserire un commento e per VOTARE devi collegarti alla tua area privata.
                        


