prestar orecchio dovete
alle historiae del
Bardo Tronco.
I' so' Bardo,
secolar' tronco d'esta
valle di cupo fogliame e
cantore d'orrende
leggende.
Or' voi oggi seduti
al mi' voce v'apprestate
ad ascoltar' 'ella storia
d'una Madre, c'amar'
li figli suoi non volle
e li pose fine su' 'el colle.
Mi n'so qui per
por' elogio a 'ella
crudeltà, ché
so d'altra nobiltà,
ma 'ella Madre mai
fu più immonda.
Madre:
di milioni di figli,
di milioni di facce,
di milioni di stampi,
di milioni di colori.
Li lasciò 'ove
il vento soffia e
teme di farlo.
Dove la terra trema
ché tie' paura.
Dove il mare mareggia,
ché altro non può.
E li figli?
Li figli
s'odiano
s'amano
s'accoppiano
s'ammazzano
s'ingannano
s'infilzano
s'inguerrano.
E voi che sbigottite al
sentir 'esta storia
accorgervi dovreste
di qual luttuoso
teatro sie'
testimoni.
Voi, sudici,
figli di 'na Madre
c'al mondo v'ha
messo e la
v'ha lasciato
senza sdegno.
Ma i' so' Bardo Tronco,
può mai 'n legno
saper il senso
dell'esser' uomo?
Voi figli
ave' compiuto
gesta che in 'esta
selva tutte
riecheggiano, ma dal vento
n'arriva altro
che li folli atti
di fallimento e
colmar' mai
potrete 'ello vuoto
lassato da 'na Madre.
Or' che 'l foco è spento
'ome voi, li occhi
son' chiusi e dormienti.
I' so Bardo Tronco,
noto et amato per
le historie mie
turpi.
Voi sie' figli.
E sie' sol' turpi.
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A prestissimo e un carissimo abbraccio
Siete davvero gentilissimi a lasciare delle parole così sensibili e pure ad un'aspra critica fatta da un vecchio tronco. Non mancherà modo che il Bardo Tronco narri altre vicende di una società, di esseri umani abbandonati da Madre Natura sulla terra a farsi guerra a vicenda, nonostante siano tutti fratelli. Arcangelo, il tuo paragone mi lusinga estremamente.
Un grazie di cuore a tutti e un grande saluto