Cala le palpebre il giorno
ma tu capricciosa rimandi
l’istante di darti al tuo sonno.
Dopo l’Ave Maria recitata
per fare più pura la notte
«Ancora!» la voce reclama
«Ancora!» imploranti i tuoi occhi.
Sorpreso e invero commosso
da tale innocente richiesta,
rinnovo la prece più amata
da chi si avvicina alla morte.
Il canto di quell’usignolo
l’innalzi al cielo più lieve.
ma tu capricciosa rimandi
l’istante di darti al tuo sonno.
Dopo l’Ave Maria recitata
per fare più pura la notte
«Ancora!» la voce reclama
«Ancora!» imploranti i tuoi occhi.
Sorpreso e invero commosso
da tale innocente richiesta,
rinnovo la prece più amata
da chi si avvicina alla morte.
Il canto di quell’usignolo
l’innalzi al cielo più lieve.
Poesia scritta il 28/07/2015 - 14:06
Letta n.1026 volte.
Voto: | su 8 votanti |
Commenti
Una lirica che, con un suono accorato, ma pieno e vivido, riproduce la solita ineccepibile arte del Cortese.
Ugo Mastrogiovanni 29/07/2015 - 11:49
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Bellissimi versi
rosa martella 29/07/2015 - 11:40
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Versi deliziosi ...al calar del giorno.
luciano rosario capaldo 28/07/2015 - 22:38
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