E di correre e di urlare e di silenzio e d’amore.
In me sento di essere sfiorato da folate
di cupa negatività appena bilanciate da soffi
suadenti di gentile calma.
Solo calma.
Ma a volte basta per tenere a bada le orde urlanti e
minacciose di vuoto nel pieno che dovrebbe essere la vita.
Il vuoto si fa spazio perché è invisibile.
Come quando cammini nella fitta, impalpabile nebbia e
improvvisamente ti trovi di fronte un solido.
A volte ci picchi contro. Dolore fisico. A volte , invece,
ti fermi all'ultimo istante e lo eviti.
Solo spavento che ti mette in guardia. Che riconoscerai in futuro.
E rimani all'erta. Allarme rosso. Non badi più al resto.
Ai giorni colorati di musica salvifica generosamente donata.
E il dolore viene diluito nel tempo.
A piccole dosi entra nella tua vita e diventa il tuo alter ego.
Cioè il tuo ego. E’ lui che guida. Che si spaventa.
Che si illude di essere calmo.
Che crolla nel buco più profondo che si possa immaginare e
dal quale tu risali solo credendo che non sia un vero buco:
solo un fantasma ben vestito e truccato da incubo.
Butti fuori la testa, cerchi di compiere movimenti naturali e
consapevoli.
Realizzi che si, il buco non c’è nonostante l’autista
si ostini ad avvertirti della minaccia.
Ora sei sulla buona strada. Quella giusta.
Cerca di farla e rifarla più volte, con gioiosa ostinazione.
Con il cuore che parla, l’anima che ascolta e viceversa.
Così, un giorno, scoprirai che sarai solo sul percorso.
Il fastidioso compagno, pauroso ed insicuro, non vuole proseguire.
Troppo pericoloso per lui.
Ti ha ceduto il volante.
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