Con il gusto della vita, e quello dell'amore, le donne arabe danzavano, col ventre pregno di un nuovo nome.
Mentre seppellivo la mia anima, la mia anima sotto un ciliegio, affinché non provassi più dolore nel peccato dei tuoi occhi, io commisi un sacrilegio, durante gli ultimi rintocchi.
Rintocchi di mezzanotte, di battiti di ciglia, col dolore dentro al petto della morte, per l'amore che ti piglia.
Spirito focoso e ardente, come suono di mille cavalli, muovi labbra e piedi suadente, con enormi occhi di smeraldo e gialli.
Sono stanco della vita, stanco di andare a braccio, di nutrirmi del tuo nome, voglio seguire un canovaccio.
Bella mora, vita mia, l'importante che tu ci sia. Questo è amore, forse è violenza, forse mancanza di coerenza.
Ti vedrò in altre braccia, facendo finta di non morire, dea araba della caccia, col cuore in gola e le mani in faccia.
Sono passati nove mesi, ed è nato un nuovo giorno, con un viso più felice, e l'ombelico disadorno.
Non sarà mai finita, devo farmene una ragione, l'importante tu sia felice, perché quando il cuore brucerò, sarò come l'araba fenice.
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