un ciuf ciuf che passa, veloce,
ed io che cerco di riacciuffare quel cappello
che il vento, entrando dal finestrino
appena abbassato, ha fatto cadere a terra.
Lo sferragliare delle carrozze e quei paesaggi che scivolano via, prima soleggiati,
poi più ombrosi
e infine bui. Siamo in galleria.
La locomotiva seminando qua e là grandi nubi di vapore, esprime così la sua tempra emotiva.
Sbuffa, sempre davanti, mai dietro,
mai stanca di trainare quei vagoni
che tanto vaghi non sono.
A me appaiono nitidi, distinti e comunque ben delineati seppur avvolti talvolta da quegli allegri sbuffi di fumo.
Il treno solca una striscia di terreno che
lambisce prima monti poi mari e infine pianure.
Ma vorrebbe uscire, anche solo per un attimo, da quel maledetto binario.
Destino crudele,
essere costretto per tutta la vita a rimanere
su due strisce di acciaio.
Si il progresso lo avrebbe condotto presto
ad inseguire una striscia,
ma la libertà di uscire dai binari
nessuno avrebbe potuto dargliela.
Triste condizione quella del treno.
Obbligato per la vita
a prendere sempre una direzione
già tracciata da mani altrui.
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