ora alberelli piega ora altri innalza,
ora a dritta soffia e ora mena a manca
e donde passa d’ogni cosa ammanca.
Le foglie da su gli alberi divella
in ciel le innalza e, poi, le mulinella
indi le abbassa fino a fondo terra
tante ne innalza ancora, altre sotterra.
Ingagliardito di sì tal possanza
verso l’annosa quercia, forte, avanza
ma per quanto soffia, urla e si lamenta,
per quante volte l’assalto ritenta
della sua forza sente il fallimento.
La quercia resta là, non ha spavento
e del rabbioso vento par che rida
mentre immobile accetta quella sfida.
Rùgge, ora, il vento, freme, si tormenta,
s’innalza, s’allontana, indi, ritenta,
con furiosa lena, di poi, si scaglia
ma a contatto di quercia si frastaglia.
Son radicata qui da trecent’anni
immagina se temo te e i tuoi danni;
così la quercia sussurra all’udito
mentr’esso di tal possa inorridito
sen corre via sbuffando, indebolito.
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ti ringrazio per la bontà che hai nel leggermi.
Un saluto.
Un caro saluto.