Io e te eravamo l'immenso
disteso nel vuoto pallido
della sera.
disteso nel vuoto pallido
della sera.
Ed era travestirsi il nostro gioco.
Io da te, tu da me e ancora e ancora...
Quante maschere creammo noi due soli!
Vivemmo un solo giorno in terra,
gli altri mille e uno in cielo e mare
come la nuvola e il gabbiano,
tra spume e scogli aguzzi un pescecane.
Ed ora che rimane di quel viaggio?
Una ferita d'un rosso corallo
che non rimargina e non cicatrizza
nemmen col sale.
Poesia scritta il 04/06/2016 - 17:58
Letta n.1020 volte.
Voto: | su 3 votanti |
Commenti
Bella! *5
Valentina D´Agostino 05/06/2016 - 21:40
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Molto delicata, un grande amore finito descritto in modo molto poetico
buona domenica
Nadia
5*
buona domenica
Nadia
5*
Nadia Sonzini 05/06/2016 - 09:08
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Opera sublime dedicata a piccole fantastiche forme di vita marina e di morte terrena. Ma l'uomo, si sa, è vanitoso e sciocco.
Ciao
Ciao
salvo bonafè 05/06/2016 - 08:52
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Molto molto bella! Mi è piace davvero! Un amore sensazionale vissuto all'ultimo intenso respiro, fuori dal mondo... E poi andato... lasciando un abisso di dolore! Scritta con efficacia!
Patrizia Bortolini 04/06/2016 - 22:34
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