SEGNI SUL CUORE
Sono nato sul crinale…
dove comincia il fiume,
dove ho conosciuto la fatica,
e la terra dura…
Quella che bastava…
per far crescere un uomo.
Credevo che nei freddi inverni,
nei tramonti silenziosi e solitari,
non ci fossero
la fortuna e il destino…
e mi sbagliavo!
Ho avuto per amici la neve,
il sole, e il bosco dei cerri…
I miei segni sul cuore…
E parlo ancora la lingua degli alberi
nel viaggio…
in mezzo alla gente.
Grazie! Terra mia.
dove comincia il fiume,
dove ho conosciuto la fatica,
e la terra dura…
Quella che bastava…
per far crescere un uomo.
Credevo che nei freddi inverni,
nei tramonti silenziosi e solitari,
non ci fossero
la fortuna e il destino…
e mi sbagliavo!
Ho avuto per amici la neve,
il sole, e il bosco dei cerri…
I miei segni sul cuore…
E parlo ancora la lingua degli alberi
nel viaggio…
in mezzo alla gente.
Grazie! Terra mia.
Poesia scritta il 18/07/2016 - 12:10
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Voto: | su 8 votanti |
Commenti
E grazie a te Fabio. E sempre un piacere leggerti, quanto graditi i tuoi commenti..
Francesco Gentile 19/07/2016 - 13:44
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Ciao Maria.. Un abbraccio speciale per te. Grazie per la tua visita. Continua a goderti i tuoi ulivi... penso che ti abbiano trasmesso molto..
Francesco Gentile 19/07/2016 - 13:43
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Cara Margherita... Grazie per il commento, molto apprezzato. In aggiunta a quello che dici, vi è il drammatico spopolamento dei borghi - dissennato contraltare all'espansione cementificata delle grandi città, per altro super-congestionate
Francesco Gentile 19/07/2016 - 13:41
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Ciao Caro Salvo.. Si pure certi alberi convivono con le selve di palazzi... e tuttavia conservano la loro dignità. Ma certò è che non riesco ad immaginare la nostalgia per le guglie di cemento o i vecchi e nuovi alveari umani...
Francesco Gentile 19/07/2016 - 13:35
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Grazie di cuore Rocco... Buona giornata..
Francesco Gentile 19/07/2016 - 13:29
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Ciao Sabry... I miei "rami emotivi" ringraziano. Dopo questa opera, e possibile che nella prossima vita sarò un albero... ma spero di capitare almeno in una quercia.
Francesco Gentile 19/07/2016 - 13:28
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Ciao Wilobi... grazie per aver compreso e apprezzato il mio "alberolese". In ogni, caso, ho imparato a dialogare coi cerri, quando mi ci arrampicavo... passando da un albero all'altro (il gioco di Tarzan, senza scimmie). Con gli alberi più giovani, raggiungevo le cime che piegavo sotto il peso, fino a raggiungere l'albero successivo. Una volta ho sbagliato le misure e sono rimasto appeso alla cima del cerro piegato, fino a quando le braccia hanno ceduto. Per fortuna la caduta non fù rovinosa... ma, questo capisce dal fatto che sto scrivendo..
Francesco Gentile 19/07/2016 - 12:44
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Ciao Nadia... molto bello il tuo commento. Vorrei ancora scrivere su questo argomento, se ne avrò il tempo. Ma, intanto, penso che esperienze così profonde vadano oltre la lezione di vita. Parliamo, comunque, di realtà ormai scomparse. Patrimoni culturali di micro-realtà sociali, d'estrema bellezza, ormai perduti. Ma La memoria, almeno quella, deve essere conservata...
Francesco Gentile 19/07/2016 - 12:36
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Ciao Sildom.. grazie del passaggio..
Francesco Gentile 19/07/2016 - 12:22
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Ciao Spartaco. Grazie per le belle considerazioni. I Cerri sono querce, che possono diventare enormi se hanno spazio a sufficienza. E c'erano si i porcini, ma anche i suoi velenosissimi sosia (quelli verdi-viola sotto) che prendevamo a calci. Ma c'erano dei funghi speciali: "le recchie de prevète" (le orecchie del prete) della famiglia delle spugne, più rari, ma una vera prelibatezza... nel sugo. Dico c'erano, perché non vivo più in quella zona del "Sannio"... ma è lo stesso. Ora sono a un centinaiuo di km. più a nord, la montagna e più aspra, è ci sono i faggi, che sono pure una bella compagnia...
Francesco Gentile 19/07/2016 - 12:20
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Ciao Mimmi, contento che ti sia piaciuta. Si tratta di una rivisitazione dei ricordi, pensando a come eravamo e come siamo oggi...
Francesco Gentile 19/07/2016 - 12:12
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Delicata e soave poesia, con una chiusa sublime. Ciaooo
Fabio Garbellini 19/07/2016 - 06:13
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Vivendo in periferia e immersa nel verde prato, e circondata da grandi alberi
di ulivo capisco cosa hai nel cuore.
di ulivo capisco cosa hai nel cuore.
Ciao Francesco caro ti abbraccio.
Maria Cimino 18/07/2016 - 22:42
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Bellissima! Capisco cosa vuol dire stare a stretto contatto con la natura...ho vissuto fin da bambina nel verde dei prati, tra gli alberi che amo tanto...in ampi spazi...ora è un po tutto cambiato, molto cemento ha invaso! Complimenti! Ciao
margherita pisano 18/07/2016 - 18:39
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Io sono nato nella selva dei palazzi ma sempre attratto dalla terra. Io credo fortemente che un'idea del vivere debba ricongiungersi alla natura se possibile e cinesi permettendo.
Ciao amico caro.5*
Ciao amico caro.5*
salvo bonafè 18/07/2016 - 18:22
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5* Ehi come si dice bellissima in alberolese ... I pro e contro della natura a forgiare, invece ora ...
Wilobi Wilobi 18/07/2016 - 17:52
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Veramente molto bella. E' sempre un piacere leggerti
Sabry L. 18/07/2016 - 17:19
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Un arguto quanto straordinario decanto oculatamente sequelato.
Lieto meriggio.
*****
Lieto meriggio.
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Rocco Michele LETTINI 18/07/2016 - 15:32
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Bellissima...parlo ancora la lingua dei pini nel viaggio...ti capisco anch'io sono molto legata alla natura dei miei luoghi ed alla natura in genere, dona benessere spirituale e conforto nei momenti tristi, riflettendo in essa nei momenti difficili si può capire meglio la nostra via. La natura nella sua semplicità è grande maestra di vita
Buona settimana
Nadia
5*
Buona settimana
Nadia
5*
Nadia Sonzini 18/07/2016 - 15:24
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Bella poesia
Sildom Minunni 18/07/2016 - 15:14
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bella poesia, sia nell'incipit che nella chiusa. Immagino che il cerro sia una sorta di quercia, molto grande...o sbaglio? E dovrebbero crescere i porcini lì, o sbaglio un'altra volta. Complimenti, un bel poetare. 5 stelle
Spartaco Messina 18/07/2016 - 14:45
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Bellissima, soprattutto la chiusa...
Mimmi Due 18/07/2016 - 14:27
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