Ho visto fiumi ritirarsi
dal loro letto dolente,
consegnare i viscidi sassi
alla brezza di quest'ultimo autunno.
Ho visto querce seccare, fragili
piegarsi per il vento africano, sgualcite
morire sul suolo riarso.
dal loro letto dolente,
consegnare i viscidi sassi
alla brezza di quest'ultimo autunno.
Ho visto querce seccare, fragili
piegarsi per il vento africano, sgualcite
morire sul suolo riarso.
E dove sei tu, stella,
ch'io miro dalla finestra appannata?
Non è forse solo un miraggio
questa flebile luce incastonata nel buio?
Quant'è ormai che spirasti,
lasciando orfano il raggio
che incontra ora il mio sguardo?
Nemmeno tu ti sottrasti
alle infime mani
di colei che per terza tiene il caduco filo.
Tutto perisce che abbia avuto natale:
non può esser tormento l'appassire
di un fiore o la ruggine al ferro,
ma s'ha da mirare il cambio e la morte,
giunte le mani e gli occhi serrati,
senza parola che possa librarsi.
Così, quand'ella mi disse "per sempre"
già io non credetti
che sì vane parole potessero esistere.
Poesia scritta il 04/08/2016 - 14:25
Letta n.1226 volte.
Voto: | su 3 votanti |
Commenti
Per me è una cagaTa pazzesca.
Gaetano Grieco 05/08/2016 - 17:43
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Malinconica e raffinata. Mi piace
Sabry L. 05/08/2016 - 06:57
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poesia evergreen, sempre valida l'eleganzaa
SILVIA OVIS 04/08/2016 - 23:40
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