in un cielo di blu
morde e serpeggia
le tenere membra.
Salta e ondeggia
si perde nei muri
di un incontinenza civile
effimera e distante.
Una lingua antica,
il vecchio e il balzar
gli occhi spenti
la cieca luce.
Un mondo di sordi
urlanti nel buio
di un cieco eremita
che meta non ha.
I latrati dei cani,
i vermi si contorcono
e passeri volano
verso un futuro opaco.
Ma l’uomo resta nel fango
di un futuro che non c’è
perché legato al passato
che non sa scrollarsi
e quindi giace supino
nell’erba bagnata di stelle
e solo il cielo lo consola
perché anima amica non ha.
Supino rimane,
solo rimane
la stella pia
di una notte.
Il silenzio si spegne,
uno squarcio aleggia,
il cielo ha parlato
“il momento è ora”.
Rotola e ride
Salta e cade
Il cielo blu
L’Erba nera
Il suo messaggio di pace aleggia sordo nel mondo perso e muto
di una realtà stitica e incompleta
la luna esiste per schernirlo
il cielo avanza
si immola nel buio
il senso non c’è
la follia è di casa.
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e del tuo cuore.
Ciao Martino bella questa tua poesia.
complimenti ciao caro.