Il rosso tramonto allungava le sue lingue di fuoco
Nel ciel fosco,seguiva un’assolato giorno,
e in quello vidi il volversi della vita.
Ad acilia,,che di lungi vede la costa,
e ad ostia si sposa ,venni quel di’ da te.
Rividi la donna di un tempo,ma
Il mal che t’attanaglia rese lo sguardo piu spento
E muto era il tuo verbo!
Rimasi attonito al tuo letto ,nel veder
La fragil figura,li ,cruda e ferita dagli anni.
Che cosa è dunque l’umana vita?
E’ degna d’esser vissuta se poi giungiamo a tal fatica?
Cosa sei tu povero corpo di fronte all’eternita’ assoluta?
Ah natura,che ci culli ,la nostra carne è ben povera cosa
Per i tuoi costumi ,che macini i millenni!
Mi sovviene il ricordo di te ,
della dolce eta’,quando servivi nella mia magione.
Il suon leggero della tua voce
Il frinir dei grilli,
e mi rimbrottavi se sudato mi stendevo al
soffio di maggio.
Rivedo mio padre,i nostri giochi da fanciulli ,
quelle giornate che perse
ritrovo in te ,quei fuggitivi momenti
di infinito amore.
Or è giunto il tuo ultimo atto
Di questo lungo teatro umano,
esci con orgoglio,non feristi,non hai fatto peccato!
L’alma che or si contrae e cerca spazio,
perche’ è offesa dai legacci terreni,
si libera e riprende il suo viaggio,
nell’infinito oltre il tempo.
Quando pia andrai pellegrina
Nella dimora eletta,siederai su candidi seggi e rimirerai.
La bianca donna che tanto il cor t’accese
T’accolga nel suo manto,or ti conforta,
come madre ritrova novella figlia.
Lei che i destin governa
Non la turba il nostro fallar,
Indi,se saran benigni i suoi sorrisi
Saran aperte le sante porte,
allestirem il nostro convivio
e non calera’ mai piu la sera.
CORRADO CIOCI
A ricordo della cara lidia
Che rese belli gli anni da fanciullo
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Sapete era la mia cameriera
Lieta giornata.
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