IL CONIGLIETTO INGORDO (seconda parte)
è servito e riverito.
Poi che è stato risanato
torna gaio nel boschetto.
Corre e salta allegramente
più gioioso ch’era pria
che cadesse sulla via
nella trappola. Poi sente
che ha mangiato a sazietà,
è satollo il suo panciotto
ben rotondo e più pienotto…
Cosa vede?... No, pietà!
Vede il cacciator che impugna
il fucile, tosto scappa …
ma è pesante… troppo annaspa…
Quindi cede senza pugna.
Ride il cacciator che torna
sul sentiero del boschetto,
oggi il figlio avrà banchetto
d’una preda senza corna,
non occorre altra carne,
verrà anche risparmiato
dell’ovile il contenuto
(sì che è meglio lana farne).
“Ora abbiamo anche la carne!”
dice il cacciatore entrando
alla moglie, e rimpinguando
la sua cesta: “Meglio farne
piatto al forno!” E disparve.
Or chiediamo al cacciatore
che ha finito di mangiare
se morale è in ciò che parve
di saziare la sua fame.
Cacciatore, tu mi senti?
Del tuo pasto non ti penti?
Non ti spiace dare infame
uccisione al coniglietto?
Devi proprio uccider, tu?
Non ti puoi saziare più
con verdura del boschetto?
“Coniglietto… poverino!
-dice il cacciatore- Aspetta!”
e si sfila in tutta fretta
dalla bocca un ossicino.
“Sono buone queste bestie
da mangiare ma son piene
di ossicini sì che viene
il timor che sian moleste.”
Cacciatore, non ti penti
di aver dato morte certa
al coniglio che diserta
questa vita? Non ti senti
un po’ in colpa?” “Il coniglio
forse questa vita avrà
disertato ma non ha
disertato di mio figlio
né la pancia né il desio.
Era buono il coniglietto,
alla fine è ciò che ha detto.
E del resto neanche il mio!
La verdura? E chi disprezza?
Me la mangio per contorno
dopo l’animale al forno.
Chi verdura non apprezza?
Chiedo scusa, ho mangiato
anche troppo –s’alza già,
barcollando se ne va-
chiedo scusa, vi saluto”.
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LIETO FINE SETTIMANA, GABRIELE.
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ciao Gabriele