quando ti si scarica l'accendino alle otto di sera
nel cortile di un convento
non c'è proprio niente da fare
è inutile sperare nella provvidenza
in qualche suora o perpetua fumatrice
così
seduto ad aspettare nel furgone
fisso la porta a vetri dell'ingresso
aperta e chiusa dal forte vento
specchiante la croce blu-fosforescente
posta dietro la statua della Madonna
in una alcova del giardinetto ben curato
a Chieti si respira un'aria che sembra ancora quella delle sere d'estate
chiudo gli occhi
pensando quasi di dormire un po'
nell'attesa
poi osservo facciate di palazzi alla mia sinistra
fatico nel mettere a fuoco
ombre semoventi in piccoli rettangoli gialli
la porta d'ingresso del convento sbatte
le foglie secche rotolano che sembrano passi
una vecchia suora vien fuori a vedere chi c'è
quell'atrio mi ricorda una caserma semivuota
una suora gira sola per ampie camerate deserte
e fuori è già buio
come un caporale istruttore del dodicesimo scaglione
rimasto in servizio il sabato sera
a girare scazzato e barbuto
con il cinturone slacciato
in cerca di qualcuno
a cui scroccare una sigaretta
e qualche chiacchiera ammazza-tempo
magari ha una settimana ancora da far passare
per poter tornar finalmente
alla grande piena e buona vita
quella suora
sola al mondo come un alberello nell'aiuola
l'ombra di un lampadario sul pavimento
un gatto viziato sul divano nel salotto vuoto
dove qualcuno ha dimenticato la luce accesa
nel cortile di un convento
non c'è proprio niente da fare
è inutile sperare nella provvidenza
in qualche suora o perpetua fumatrice
così
seduto ad aspettare nel furgone
fisso la porta a vetri dell'ingresso
aperta e chiusa dal forte vento
specchiante la croce blu-fosforescente
posta dietro la statua della Madonna
in una alcova del giardinetto ben curato
a Chieti si respira un'aria che sembra ancora quella delle sere d'estate
chiudo gli occhi
pensando quasi di dormire un po'
nell'attesa
poi osservo facciate di palazzi alla mia sinistra
fatico nel mettere a fuoco
ombre semoventi in piccoli rettangoli gialli
la porta d'ingresso del convento sbatte
le foglie secche rotolano che sembrano passi
una vecchia suora vien fuori a vedere chi c'è
quell'atrio mi ricorda una caserma semivuota
una suora gira sola per ampie camerate deserte
e fuori è già buio
come un caporale istruttore del dodicesimo scaglione
rimasto in servizio il sabato sera
a girare scazzato e barbuto
con il cinturone slacciato
in cerca di qualcuno
a cui scroccare una sigaretta
e qualche chiacchiera ammazza-tempo
magari ha una settimana ancora da far passare
per poter tornar finalmente
alla grande piena e buona vita
quella suora
sola al mondo come un alberello nell'aiuola
l'ombra di un lampadario sul pavimento
un gatto viziato sul divano nel salotto vuoto
dove qualcuno ha dimenticato la luce accesa
Poesia scritta il 19/12/2016 - 10:39
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