Non basto a me stesso.
Guardo ciò che è stato
schernendo un sogno senza
più un domani. Mi appoggio
al muro, silenzioso e consapevole;
divorato dalla paura di una finzione
culturale. I pianti antichi fanno eco
ai porcili brandizzati e
si ripiegano in se stessi
prendendosi in giro; come un campo
di avvoltoi, mi aggiro sulla testa
dei monti, senza poggiare i piedi,
timoroso di sprofondare.
Guardo ciò che è stato
schernendo un sogno senza
più un domani. Mi appoggio
al muro, silenzioso e consapevole;
divorato dalla paura di una finzione
culturale. I pianti antichi fanno eco
ai porcili brandizzati e
si ripiegano in se stessi
prendendosi in giro; come un campo
di avvoltoi, mi aggiro sulla testa
dei monti, senza poggiare i piedi,
timoroso di sprofondare.
Poesia scritta il 04/02/2017 - 17:32
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Commenti
Una lirica introspettiva intensa e di grande sofferenza interiore, questo è quello che ho percepito leggendola.Molto bella...complimenti Salvatore.
Anna Rossi 05/02/2017 - 02:03
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ben ritrovato Salvatore condividi i tuoi pensieri con gli altri autori e loro lo faranno con te, bella opera 5*
GIANCARLO LUPO POETA DELL'AMO 04/02/2017 - 18:13
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