I tamburi a carnevale impazzivano nell’aria.
Spietate mietitrici, scheletri e la campana dei missionari,
ormai non andiamo da nessuna parte.
In un albergo coloniale abbiamo fatto l’amore fino all’alba
e poi l’abbiamo rifatto, fino al tramonto
Il sole sorge e tramonta,
gira e rigira, senza andare da nessuna parte.
La gattina che giocava e che mi faceva le fusa in grembo
ora mi colpisce il volto con una zampa di orso.
Io porgo l’altra guancia e tu ti accanisci contro.
Ormai non andiamo da nessuna parte
Svegliati mia amata, mia amante, svegliati.
Sulle cliniche panchine senza nulla di cui parlare,
respirando tè e biscotti e la Preghiera della Serenità
mentre le ossa del nostro bambino si sgretolano come gesso
Ormai non andiamo da nessuna parte.
Ricordo una ragazza così audace e brillante,
agile e sorridente, schietta e arrogante.
Ora siede mordendosi le nocche nella luce chimica
Adesso vieni da me con una dolce fatto con le tue mani,
vendicatrice devastata con una molletta tra i capelli
pieni di vetri, candeggina e lame del mio vecchio rasoio.
Ormai non andiamo da nessuna parte.
Svegliati, mia amata, mia amante, svegliati.
Se mi restituissero i vestiti potrei andarmene a casa.
Via da quest’aria fresca, pulita, antisettica,
dietro i cancelli chiusi un vecchio asino geme.
Attorno allo stagno delle anitre ci trasciniamo miseramente,
mesti e afflitti, continuiamo a girare
e ancora una volta come condannati con poche speranze
giriamo e rigiriamo, senza andare da nessuna parte.
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Molto bello.
Ma senza desiderio reale di prenderne atto ed agire
Molti rapporti sono così. ...l'inerzia