E’ qui che lavori, si nota l’accuratezza di tutto ciò che fai.
Dovresti essere più disordinata, più artista,
ma la tua ossessività non te lo permette.
E’ già tanto che mi lasci entrare nel tuo appartamento,
senza un lamento, che mi faccia toccare i tuoi colori e le tue tele,
senza dire beh, o farmi una scenata.
In fondo non è successo niente.
Ho provato a spostare alcuni dei tuoi quadri per vederli meglio,
ma li ho trovati troppo astratti per i miei gusti,
ma d’altronde anche tu sei celebrale come i tuoi quadri.
E ancora sento la gran voglia di te.
Hai aperto le finestre alla primavera incipiente,
e hai lasciato parte della cartilagine della tua mano
sulle spatole che usi per fare i tuoi manufatti,
ti hanno graffiato.
Serafica è questa sera che non dice nulla, senza più il disco del sole
che risplende, alto, nel cielo,
ma con questa materia grigia e fredda che spandi sulle tele.
In fondo non è successo niente.
Un giorno ti ho presa lì, tra le tue tavole, rischiando di
sporcarci tutti di vernice o di mandare all’aria i pennelli e le spatole,
hai ansimato per un po’, ma poi ti sei ricomposta e la cosa è finita lì.
In fondo non è successo niente.
Ora mi stai facendo un ritratto, paio più bello di quello che sono dal vivo.
La mia pelle è chiara e lucente e i miei capelli sono bagnati e riavviati all’indietro.
Tu catturi l’inconscio, spandi preziosità sulle tue tele,
e io sto ad ammirarti mentre dai un’altra sbozzata al mio ritratto.
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LIETA SETTIMANA.
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Molto bella Giulio
le donne da te rappresentate, sono carne ed ossa...prendono forma dalle tue parole.
dipingo e sono assolutamente disordinata
ma non sono un'artista quindi qualche elemento della tua deduzione non torna...
bellissima
Chiamiamo astratto quello che non riusciamo a capire concretamente. Ma tu hai espresso sapientemente un'impressione comune, con versi molto belli.
Complimenti!
Nicol
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