Le cose semprici
Isabella, la fijader Sor Nino
nun c’era verzo che se maritasse
mica, perché lei nu’se lo cercasse
ma pe’ via certa, de un difettino.
‘Na puluria nera, sott’ar nasino
peggio d’un fante de seconda classe
faceva si che chiunque, scappasse
senza manco prova’ un bacettino.
Pòra pupa, bella ma condannata
Jole, la madre, ce se disperava
ma poi Nino, s’anvento’ ‘na trovata.
Tutti i giorni, li baffi je tajava
e fu così, che lei se trovò sposata.
‘Na cura semprice, chi ce penzava…
Gep© 2017
Poesia scritta il 20/08/2017 - 23:26
Letta n.990 volte.
Voto: | su 2 votanti |
Commenti
Le cose "semprici"! e chi ce penzava ah ah ah.. Complimenti
Francesco Gentile 23/08/2017 - 14:06
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Bella poesia anche se non capisco il romanesco. Giulio Soro
Giulio Soro 21/08/2017 - 18:29
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e quanno poi j'aricresce er pelo je tocca abbozza' er divorzio?
bella Danie' benvenuto tra li pazzi
bella Danie' benvenuto tra li pazzi
enio2 orsuni 21/08/2017 - 12:50
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