Terra mia avara che gelosamente
ti aggrappi come una madre priva di fiato,
ed io che m’abbraccio alle tue radici
perché mai un attimo t’ho lasciato.
Terra pietosa di giallo colorata.
Terra tradita, arida, rossa di sangue e di nero bruciata.
Terra di fuoco e della maledetta lupara
Quel rombo è un tuono che rende la vita più amara.
Quando mi allontano,
mi chiami con la tua voce accorata.
Mi attiri e poi urli
come t’avessi per sempre abbandonata.
Il profumo dell’erba
lo sento in me e m’inebria senza pietà.
L’arsura e la desolazione selvaggia
mi liberano la mente a sazietà.
Le immense distese assetate
rinnovano il desiderio del tuo bianco seno.
Ed io misero non riesco
a stare da te lontano.
Ritorno.
Parto ma subito torno a cercarti.
Trovo rifugio nel lenzuolo del tuo verde pianto.
Ascolto in silenzio la tua nenia triste
che trasformi in magico canto.
Rimboccami adesso mia Terra benigna,
e abbracciami nel sonno
tra le pietre indurite dal sole.
Quando m’implori
ritorno per acquietare nell’abbraccio,
il tuo tenero fianco.
Se ti spaccassi in mille pezzi, ti ricomporrei
perché solo tu possiedi la mia vera felicità.
Te lo prometto adesso,
sarai mia per sempre,
per tutta l’eternità.
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