uno vecchio ricurvato,
con la testa piegata sulle gambe,
seduto su una sedia
con le ruote nuove e spolverate.
Se dormisse o fosse sveglio
non si capiva.
Era come se tutti i suoi anni
si abbattessero 
all’improvviso sul quel cuore che moriva.
Come se la vita per sua viltà,
si fosse
stancata di questo vecchio 
malandato e sofferente senza età.
Eppure se lo teneva
lì in bella mostra,
per un suo capriccio 
infame, maledetto e prepotente.
Adesso è collocato al centro del salotto,
con i capelli laidi e scombinati.
Ma se alza gli occhi 
si vedono laceranti, pietosi e lacrimosi.
Si può notare
che tutti i suoi pensieri 
sono per l’aldilà.
Per di qua
rimane solo, un istante, un momento,
proprio uno di volata
deciso dalla vita,
 trascinato da una forza 
traditrice e disgraziata.
Niente mai dice quel poveretto
pronto per il trapasso,
con nel cuore un grande, terribile, sasso.
Parla attraverso
il silenzio di quella stanza vuota,
mentre gira adesso per tutti noi 
quella ruota. 
(Il disegno allegato, così pure le altre immagini che accompagnano i precedenti brani, sono dello stesso autore)
Poesia scritta il 11/09/2017 - 09:03Voto:  |  su 5 votanti  | 
	
La solitudine estrema mi ferisce sempre è una spada che penetra nell'anima.
Molto vera e bella...
  
margherita pisano  
 11/09/2017 - 21:32 
donato mineccia  
 11/09/2017 - 19:27 
GIANCARLO   "LUPO" POETA  DELL  
 11/09/2017 - 18:45 
Giulia Bellucci  
 11/09/2017 - 16:57 
Giulia Bellucci  
 11/09/2017 - 16:54 La solitudine della propria esistenza, anche negli ultimi istanti

laisa azzurra  
 11/09/2017 - 15:54 
  
  
 meglio ridere che pensare alla fine che accomuna tutti.comunque 5* non te le toglie nessuno
 Vincenzo
enio2 orsuni  
 11/09/2017 - 14:59 
Spartaco Messina  
 11/09/2017 - 14:44 
                        


