Acremente passò
Tra umili preghiere
E scarne esequie
Protratte nei giorni a venire.
Il vento non trattenne
Le sue improvvise folate
Fredde e imperturbabili
Negli anni della grande guerra
Dove nelle trincee
La polvere da sparo
Copriva interamente
Il volto del sole
E dove gli uomini
A terra caduti
Stringevano a sé
Le loro lettere incompiute
Macchiate d’inchiostro.
<<Nel tardo settembre del ‘18
Dopo un’estate
Fatta di estenuanti battaglie
E dallo scandire quasi ritualistico
Della sirena del coprifuoco
Metà delle abitazioni furono crollate>>
C’erano bimbi piangenti e smunti
Agghindati a lutto
Che da sotto le macerie
Poterono estrarvici soltanto
I cuori senza battito
Della loro infanzia violata
Mentre alcuni soldati feriti
Con il fucile in spalla
Vollero sentire per un’ultima volta
Il gorgoglìo dei torrenti
Al di là della collina
Inghiottita da una notte avara di stelle.
<<Ai primi freddi si ruppe
Il cordone ombelicale della discordia
Tutto riacquisì la giusta incombenza
E con il tempo partì la ricostruzione
Traendone giovamento da quei fiori
Cresciuti e mai datesi per vinti
Tra le arroventate rovine della città>>
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