Non facciamo nulla che possa rinvigorirlo.
Non facciamo nulla per farlo diventare vivo.
Lasciamo morire il nostro amore.
Basterebbe un buongiorno e un buonanotte,
per recidere questo filo che ci lega alla consunzione.
Basterebbe che lasciassimo che i nostri corpi si avvinghino.
Ma non facciamo tutto questo, e piangiamo.
Ho aperto la porta che da sul giardino.
Entra un’aria fresca di lì, l’odore delle camelie in fiore,
come una pianta al massimo del suo splendore,
come un giardino rigoglioso e verdeggiante.
Ho fatto entrare i ladri stanotte.
Ho lasciato che prendessero tutto quello che c’era da prendere.
Per un attimo ho pensato che potessero rubare anche via il nostro amore,
li ho lasciati lavorare con i loro grimaldelli e i piedi di porco.
Ho travisato quello che m’hai detto ieri,
parlavi veloce, affastellavi frasi su frasi,
dicevi che il nostro amore era finito e
che era colpa mia.
Mi son già fatto l’esame di coscienza,
per le derubricazioni e le manchevolezze
che ho fatto in passato.
Ma il nostro amore è ormai morto.

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effettivamente, Giulio, il tuo dolore è tangibile




è un amore finito o è la paura che sia finito?
smettere di farsi domande a volte fa sì che arrivino le risposte...nel silenzio.













Triste fine di un amore, forse è così che doveva andare, i sensi di colpa non hanno senso, proprio perché TUTTO ha un senso.
Suggestiva come le altre tue poesie...Piaciuta









