e ti consegna a chi non ti conosce.
L’introvabile parola
che cercavo per ritrovarti.
Ma per gradi di compimento m’illudo di raggiungerti.
Il tuo nome è un sigillo svanito.
Fiato superstite.
Segno che sogno.
Quanto siano fragili i nostri sguardi
ce lo ricorda il sole
ogni volta che lo guardiamo.
O parola collirio e collutorio
sollevami controsole!
Escogitiamo escamotages creativi.
Esche per non restare incomunicati.
Tresche di cavalli di troia
per penetrare nelle roccaforti.
Io mi faccio incudine distesa
per plasmarmi al tuo martello.
Ma anche se verremo
con algebre e diagrammi,
squadre e righe
per sottrarre e sommare,
dividere e moltiplicare,
mai misureremo
la nostra povertà,
l’infinità della nostra incapienza.
Quante parole per popolare la noia!
Per animare il nostro ozio!
(Piero Lo Iacono)
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