In una infinta distesa
senza confine che preme,
solinga in un silenzio che atterra ,ogni spe che s'albera ,
ne sente la brezza che dal mar si leva ,
sta l' assetata pianta
dal capo adorno
di spino ingordo ,
come il Signor che del
dolor di quelli nella pelle era contorno .
Ah inviolate montagne oltre il qual
Il disio non giunge ,l 'orizzonte
affogate di calor e li si perde ogni ragione
se a cagion di tanta pigrizia la mente si
confonde .
Tra il tremolar della luce nell 'incerto
biancor del mattino spazza
la terra di nessuno ,il vento ,
governa a suo comando ,piega modella
le dune ,a suo garbo .
Ma nella notte il bel fior del cacto ,
sboccia del vermiglio color,breve che al
mattino s, e ' già disfatto .
Occhio.mortal non gode di tal maraviglia !
Tra pastori erranti in cerca d'acqua per
lo sparuto gregge, cercator di seta
e di gloria ei rinfranca e intenerisce
d' amore.
Nel ciel fiero e invitto nella notte trapunta di stelle sta la bella luna affacciata
qual giudice supremo dell 'umane gesta .
Quanto rumor a lei giunge
singulti ,promesse vane
del sangue più che pace
per furor e mal animo .
Che godi uomo della tua vana gloria,
se poi sei solo terra al tuo sopir?
Il tuo cammino dura quanto
Il passo tra il di' e vespro .
Oh età felice che vieni e vai sei come
Questo fiore bello la notte morente il giorno
Che cosa ci lasci allor ?
Perché sei tanto lesta se poi si rimpiange?
Vita che scorri come sabbia del deserto
sei sempre dolce o nascondi il duro
seme ?
Natura ,quanto sei madre per le tue creature ?
Lode a te Gea che nel tuo ventre
sempre spira il fiume dell' essere .
Anni e poi ancor più anni montano,crescono
per perdersi nella memoria,
veloci come quel vivace fior
che nel più profondo confine
Alberga .
Corrado cioci
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