Ho passeggiato accanto 
alle acque di smeraldo 
della Sorgue, in mezzo alle 
bancarelle che vendevano 
statuine del presepe,
magliette oscene 
e biancheria taroccata.
Ho fatto una tardiva colazione,
al bar sopra il mulino arruginito, 
leggendo negli occhi 
della cameriera la voglia 
di scappare dal deserto 
di un inverno troppo lungo.
Del vecchio poeta che faceva 
l’eremita coi suoi cani,
pensando ad una Laura 
mai toccata, resta una targa 
sulla roccia vicino alla sorgente
che sembra la bocca aperta 
di una balena.
Sono così i luoghi dei poeti,
questi imperdonabili Narcisi,
feticci che lasciano indifferenti,
come il fasullo spettacolo
dell’operaio nella cartiera,
le mani sempre immerse 
in un’acqua torbida e fredda
che ripete gesti annoiati 
e non vede l’ora
che il turno finisca.
Poesia scritta il 06/09/2013 - 08:50Voto:  |  su 4 votanti  | 
	
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