Da Armida Picchiabò -‘na donna d’arte- spennènno poco: trentamila lire, ve predice leggenno su le carte er passato, er presente e l’avvenire.
Co’ ‘sto cartello affisso su l’entrata ar ventitre de piazza Indipennenza ar piano tera, aspetta preparata persone de modesta inteliggenza.
Forse nisuno crede a ‘st’eresie. Ma chi ce va a cerca’ consolazzione pure si sente un mucchio de bucie ce crede, forse pe’ disperazzione.
E ognuno che ce va esce contento. Je dice: -Sarai ricco ortre ogni dire; sarai pure felice ma, un momento: adesso paga trentamila lire.-
Si noi pensamo adesso a quella gente che vanno a consurta’ ’sta chiromante: vònno sentisse di’, ma solamente, quarcosa che abbia un che de confortante.
Percui, si pure lei li alleggerisce de un trentamila e -forse- da le pene è vero, er portafojo ne patisce ma, in fonno in fonno lei je fa der bene.
Vecchia come pratica ma: sempre attuale, non importa se per sentirsi dire quello che vuoi paghi! questo succedeva nell'antichità succede adesso è succederà in futuro. Bravo 5*
donato mineccia 27/07/2018 - 17:38
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Se uno spenne armeno vole sentirse dire cose gradite.
Wilobi . 27/07/2018 - 00:08
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Un po' di felicità che, sua pur finzione, funziona!Anche questo è un altro aspetto dell'umanità, che non ti è sfuggito. Bravo, enio
Teresa Peluso 26/07/2018 - 19:06
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Vero, qualcuno è disposto a pagare pur di sentirsi dire cose belle sul suo futuro... Triste realtà in una simpatica poesia!
Mimmi Due 26/07/2018 - 18:34
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