in un caldo camminare
quando vidi sulla sabbia
un gioiello luccicare.
Di materia poco esperto,
m'è sembrato grand'affare.
Provenienza si, era dubbia,
ma mi misi giù a scavare.
Lievitava l'incertezza
mentre oggetto rivelava:
come può il nero al sole
splender come d'oro cava?
Il cervello certo apprezza
storia che la circondava
perché un genio dentro vuole
il mito che m'affascinava.
Cosi, forte strofinio
faticaron le mie mani,
per riempire terra e cielo
di grandiosi tulipani.
Ma dormiva il semidio,
Re tra tutti gli artigiani
e giacendo sotto un telo
riprovai nell'indomani.
Colto ero da tristezza
mentre, giorno dopo giorno,
si disfava la leggenda
che girava ad esso attorno
Fu per mia dissennatezza
che la misi dentro un forno:
"Che il calore ti sorprenda,
che tu esca al mio ritorno".
Ebbi immensa la sorpresa
quando a casa fui tornato:
non vi era nessun genio,
ma un gioiello diamantato.
Una lampada incompresa
che fatica aveva amato,
posta dentro un nero achenio
come d'oro un seme nato.
Era stata la mia fede
che l'aveva trasformata
e mutando il suo valore,
d'ogni prezzo er'esentata.
Ora il bello l'occhio vede
nella lampada dorata
e risveglia il suo calore
la mia vita fortunata.
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