Cosa accade al cavallo che corre
sul duro selciato e scintille d'oro
dai ferrati zoccoli volano lontano?
Cosa vedono gli occhi ulivei e tondi
all'ebrezza dell'effimera libertà
quando il ferrigno morso non lo lega?
Cosa sogna tirando sul nero campo
il pesante aratro che la terra fende?
E l'uomo che vive dietro le sbarre
il giusto fio del colposo atto pagando
rivede il giudice dal bianco crine,
il nero abito, che ora terror incute,
parlare della colpa e dell'orrenda pena?
O ripercorre la vita passata ...
La bianca casa dal tetto rosso,
il camino giallo da cui il fumo
durante le fredde sere invernali
sale alto verso il grigio cielo
con mille spire e dondolii eterni;
lo scoppittante fuoco, la calda fiamma,
i figli seduti al focolare,
gli occhi intenti ed i visi allegri,
ascoltano la nonna narrar favole,
le abili mani intente ai ferri;
o il nonno, la pipa consunta fra
i radi denti, tremili e giallognoli,
stupirli con la grande guerra
ed il cane, la bianca coda a terra
e gli occhi sgranati ammirare
danzanti le faville innocue;
lui accanto alla donna amata
avvezza ai dolori ed alla fame.
La realtà gli balza in cuore,
le gelide sbarre di freddo acciaio
gli negano di correre verso casa
a riabbracciare i propri cari.
Gli anni passano, la clessidra infinite
volte ripercorre la consueta via;
le sbarre si assottigliano pian piano
finchè un giorno, un'alba radiosa,
il carcerato le vede svanir nel nulla.
La porta stridendo si spalanca,
il guardiano cortese è allegro e ride,
in mano la chiave che tanto odiò
e negli occhi brilla una stella.
Poi fuori. Il sole è alto nel cielo,
è intero, rotondo non più a quadri;
così pure le case, le vie, la gente.

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