A chi in vita, dei miei mali perenni,
carco si fece d’alleviar miei affanni
l’ invito e sprono a non tener tormento
quando la Morte avrà mia vita spento.
Già di cruccio per mio patir fu cinto
quando stanco corpo duol tenea avvinto.
carco si fece d’alleviar miei affanni
l’ invito e sprono a non tener tormento
quando la Morte avrà mia vita spento.
Già di cruccio per mio patir fu cinto
quando stanco corpo duol tenea avvinto.
A chi restossi freddo al gran malore
impetro non palesare alcun dolore,
ch’intuendo io lo vile infingimento
pure da morto mi daria tormento.
Al grande Pietro mendicheria licenza
redire onde strozzar tant’ indecenza.
Poesia scritta il 29/10/2013 - 15:31
Da nello maruca
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