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giradischi

Al tuo frusciar che mai debbo, polveroso giradischi?
della musica l’aggressivo o aulico ostendersi
e dell’alma mia il mai esausto elevarsi
e tra incision pur vetuste l’armonioso protendersi
ch’a me giugnea in guisa di carezzevole catarsi.
Ove mai or giaci dacchè orfan di voce ti scorsi?
Mesto relitto d’ avide ragnatele se’ tu ostaggio
tra azzannanti fauci d’una vetusta cantina
e dir che de’ tue melodie intonso serbo ‘l retaggio
poi che sul mobil a porti ebbi della cucina.
Che far potei perché tu risuscitassi?
La pur fedel puntina recavi ormai consunta
delle classiche melodie memore che tant’amò la mia Assunta
mentr’io per primo fui a por sul piatto tuo morbido come pelle
le novelle seduzion, d’una musica che dicean ribelle.



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Poesia scritta il 03/04/2019 - 10:26
Da cristiano comelli
Letta n.971 volte.
Voto:
su 1 votanti


Commenti


Grazie mille per i vostri apprezzamenti, un caro saluto.

cristiano comelli 10/04/2019 - 12:41

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Ernesto D'Onise 03/04/2019 - 18:46

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Hai cantato il tanto amato giradischi. Reca la memoria di un tempo passato,ma non troppo lontano. Anche il mio è fuori uso ma tengo conservati gelosamente molti LP tra opere liriche e quelli dei Pink Floyd. Grandioso come sempre, un caro saluto.

santa scardino 03/04/2019 - 14:32

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