in questa vita che or nemmen
mi par che alcuna pena ne valesse un gioco.
E dell'immensa dote di sapere eterno
che veggo perdersi nell'ignorante sterno
mio, troppo spessamente tronfio
o di quanti nemmeno
seppero dedicarsi alla propria curiosità un soffio.
Vorrei, vorrei, vorrei.
Così arduamente quel che volli ottenni.
E infine mai seppi quel che volli.
Or vorrei sol che memoria mia non tradisse
e saccente pigra impronta s'assopisse.
Dov'è il Conte e il Sommo e Il Vate?
Di lor sol qualche nozioni disparate
sovvengon meco
e di me stesso altresi' nulla,
come fossi in un cammino cieco.
Venerabile Oracolo che elargisti
saggia profezia di cui io non fui in tempo degno.
Or per te su questo stagno, sdegno
su fiori di Narciso dispero e mi addoloro.
A te giovane virgulto dedico il verso:
Non perderti nel mondo ma in te stesso.
Perlustra di mente tua cima e abisso
e diverrai eterno dio dell'Universo.
Un giorno andai nei boschi
e chiusi gli occhi.
Toccai la conoscenza segreta dei flutti.
Ma mi distrassi e tornai sulla strada
che percorrevano tutti.
Mf
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Una ricerca interiore per uscire dal piattume mentale dello stradone che tutti percorrono in fila in fila.
Ma la cosa è difficile se ci si distrae anche solo un poco e si esce dal "bosco", non distrarsi è quasi impossibile se si sente continuamente il rumore dello stradone.