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L'oblio non si dimentica

Eravamo ora non siamo più,
il mio corpo, il tuo, la nostra dignità,
siamo stati la vita, questa vita
che ora ci ha abbandonato.
Volevamo vivere, sognare questo amore,
sentire campanellino di rame
che ci destassero all'arrivo del giorno.
Eravamo vita, luce, ora non siamo più,
il mio volto, i tuoi denti, i tuoi capelli,
onde nere, i tuoi occhi d'ebano.
Volevamo raccontare di noi,
leggere nel destino, fermare il tempo,
farlo ripartire di momenti nuovi.
Esistevamo, noi Esistevamo per noi stessi,
per gli altri, ora non esistiamo più,
siamo stati amore, questo amore sepolto con noi
dopo essere stato bruciato,
fumo denso e acre sputato da ciminiere
di forni orrendi senza pane da sfornare.
Volevamo cantare sdraiati sul campo di grano,
lo sguardo rivolto verso nuvole di bambagia
che attraversavano un cielo terso,
recitare le poesie di Levi nell'Auditorium di Esef,pregare nelle sinagoghe in una preghiera assorta, ma non abbiamo voce,
strappata dall'agonia né respiro
affidati alla coscienza che rivela.
Le forniture sono pronte, setole per pennelli,
borse per le signore, grasso per ungere macchinari, hanno rubato la tua collana,
il mio anello, la nostra vita,
ma non l'amore né la nostra dignità.


Auschwitz non è lontana, oltre i silenzi grida
con voce di misericordia e speranza.
Volevamo vivere, amare, sognare!
Voi ci aiuterete a farlo!




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Poesia scritta il 28/01/2020 - 13:39
Da Alpan .
Letta n.676 volte.
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